Rubriche/di Coldiretti Puglia

L’esplosione dei costi energetici mette a rischio il futuro di piante e fiori pugliesi proprio mentre l’emergenza pandemica ha fatto riscoprire l’importanza della bellezza dei fiori e del verde per una migliore qualità della vita, la salute e il benessere, mentre i cambiamenti climatici con frequenti eventi estremi mettono a repentaglio fiori e piante nelle serre.

Ad affermarlo è Coldiretti Puglia, in occasione dell’incontro a Milano su “Un nuovo corso per il fiore reciso” a Myplant & Garden, con il piano per la valorizzazione del fiore made in Italy, l’ufficializzazione della nuova figura dell’allestitore floreale e la presentazione di “Leverano in Fiore” dal 1983 gioiello italiano per la produzione e valorizzazione del fiore reciso e dell’arte floreale. All’incontro hanno partecipato Mario Vadrucci, Presidente Camera di Commercio di Lecce, Cristiano Genovali Presidente Affi, Antonuccio Vincenzo e Marilena Calbini, docenti internazionali in corsi per floral designer, Patrizia Di Braida, Presidente sindacato fioristi Confcommercio Veneto e Docente della Bloom’s Accademy, Sandro Leone, Associazione Leverano in Fiore, Marcello Rolli, Sindaco Leverano, Gianluca Boeri, vicepresidente Tavolo Piante e Fiori Copa Cogeca – Bruxelles e l’assessore regionale all’Agricoltura della Regione Puglia, Donato Pentassuglia.

“La Puglia concorre in maniera importante alla produzione di fiori recisi, con il 10% dei crisantemi, il 34% di garofani, il 23% di rose, il 13% di gerbere e il 16% di fresie. Il mercato interno e, soprattutto, quello estero, sono ripartiti con vigore, c’è voglia di bello, di colori, di profumi, di verde, ma l’aumento dei costi di produzione mette a rischio il reddito delle imprese. A preoccupare è il balzo dei costi per il riscaldamento delle serre per la coltivazione di ortaggi e fiori che risente della bolletta energetica”, ha detto il direttore di Coldiretti Puglia, Pietro Piccioni.

Le rose, ad esempio, hanno bisogno di una temperatura fissa di almeno 15 gradi per fiorire e lo stesso – aggiunge Coldiretti Puglia – vale per le gerbere, mentre per le orchidee servono almeno 20-22 gradi per fiorire e 14 ore di illuminazione ed in assenza di riscaldamento muoiono.

Nada Forbici, coordinatrice della Consulta Florovivaistica di Coldiretti e presidente Assofloro, ha evidenziato “le criticità della produzione del fiore reciso e in vaso pugliese sono legate principalmente alla logistica, attualmente tutta su gomma, resa ancora più onerosa dall’aumento insostenibile dei costi energetici e delle materie prime e alla mancanza di un marchio di origine che permetta il riconoscimento e la distintività del prodotto italiano in modo da valorizzare fiori e piante alla pari dell’agroalimentare. Rimane ancora problematica la gestione della produzione di molte piante in vaso e ad alto fusto, tipiche del territorio, inserite nella lista delle piante sensibili a Xylella, che si vorrebbe rilanciare”, ha concluso.

Gli interventi del Pnrr per quello che riguarda la logistica e i costi di produzione e lo sviluppo di un marchio di origine, in modo particolare per i fiori recisi, oggetto di una concorrenza globale, spesso sleale, sono due passaggi necessari per fare in modo – asserisce Coldiretti Puglia – che le produzioni florovivaistiche pugliesi possano avere lo spazio di mercato e le soddisfazioni economiche che si meritano.

A causa dei rincari energetici le spese per i vivai sono in media raddoppiate (+95%) con punte che vanno dal +250% per i fertilizzanti al +110% per il gasolio o il +1200% per il metano per il riscaldamento delle serre, secondo l’analisi Coldiretti. Ma gli incrementi colpiscono anche gli imballaggi – continua Coldiretti – dalla plastica per i vasetti dei fiori (+72%) al vetro (+40%) fino alla carta (+31%) per i quali peraltro si allungano anche i tempi di consegna, in qualche caso addirittura quintuplicati. E – sottolinea Coldiretti – sono esplose anche le spese di trasporto in un paese come l’Italia dove l’85% delle merci viaggia su gomma.

Una situazione che – denuncia Coldiretti Puglia – rischia di pesare anche sulle vendite, favorendo illegalità e fenomeni criminali. Il consiglio è quello di non fare acquisti di impulso, ma verificare e mettere a confronto i diversi prezzi. Per evitare di cadere nelle trappole del mercato e non alimentare l’abusivismo è meglio – ricorda la Coldiretti regionale – evitare venditori improvvisati e preferire l’acquisto, se possibile, direttamente dai produttori, ricordando che acquistando fiori italiani si sostengono le imprese, l’occupazione, il territorio.

Un patrimonio del made in Italy messo sotto pressione dalla crisi energetica ma anche dalle importazioni dall’estero cresciute del +59% nei primi sette mesi del 2022 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con oltre 2/3 (71%) rappresentati dagli arrivi dall’Olanda. Fra gennaio e luglio del 2022 – evidenzia Coldiretti – gli arrivi di piante e fiori hanno raggiunto i 508 milioni di euro coprendo in sette mesi l’87% del valore registrato in tutto il 2021, nonostante la frenata degli scambi internazionali causati dalle tensioni per la guerra in Ucraina con la riduzione nella Ue del 40% del commercio di fiore reciso e della perdita del 30% del potere d’acquisto dei consumatori dell’Unione, secondo le ultime stime del Copa Cogeca. In pratica – avverte Coldiretti – 1 prodotto su 5 arriva dall’estero, per cui Coldiretti ha attivato la task force contro le pratiche sleali per evitare preoccupanti distorsioni che mettono a repentaglio la tenuta stessa delle imprese florovivastiche.

Occorre combattere la concorrenza sleale di prodotti importati dall’estero facendo in modo che piante e fiori vendita in Italia ed in Europa rispettino le stesse regole su ambiente, salute e diritti dei lavoratori, conclude Coldiretti nel sottolineare l’importanza di preferire in un momento difficile per l’economia nazionale le produzioni Made in Italy scegliendo l’acquisto di fiori tricolori, direttamente dai produttori o da punti vendita che ne garantiscano l’origine, per sostenere le imprese, l’occupazione e il territorio.