Cronaca/di Coldiretti Puglia
I piccoli agricoltori sono lo zoccolo duro dell’agricoltura pugliese, il 78,7% del peso totale che sviluppa il 35% delle giornate di lavoro, un valore aggiunto in termini di multifunzionalità, di prodotti Dop, Igp e biologici e di erogazione di servizi sociali, sanitari ed educativi, ma che di fatto vengono esclusi dalle politiche e dunque dai contributi dello Sviluppo rurale.
E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, sulla base della radiografia delineata da uno studio realizzato dal Centro Studi Divulga che non si limita a denunciare l’esclusione di una fetta rilevante di imprenditori agricoli dal PSR, ma propone precise strategie di intervento.
La proposta è di agire su due fronti, sulla revisione delle soglie di accesso e sulla semplificazione. Ma per abbattere gli steccati e coinvolgere nelle strategie dello sviluppo rurale questa ampia fetta di agricoltura, secondo Divulga, occorre definire una legislazione ad hoc – aggiunge Coldiretti Puglia – disegnando uno schema di intervento semplificato e identificando le tipologie di azioni ammissibili. Serve dunque uno strumento agile che superi il business plan e lo sostituisca con una scheda di intervento e il supporto di un servizio di consulenza leggero e continuativo. Un regime, dunque, in grado di favorire gli interventi di piccola taglia, da eseguire in tempi rapidi. Divulga ha anche ipotizzato una misura specifica “Investimenti nelle piccole aziende agricole” che potrebbe essere introdotta in via sperimentale.
Va, dunque, superato quello che Divulga definisce un paradosso e cioè escludere dalle politiche di sviluppo rurale, da quel set di interventi – spiega Coldiretti Puglia – messi a disposizione dall’Europa per promuovere lo sviluppo equilibrato delle aree rurali e dei sistemi agricoli proprio quella fascia di piccole realtà produttive che vivono in connessione con i territori. Circa il 28% delle piccole aziende pugliesi partecipa a sistemi di qualità o è condotta in biologico. Di sostanza anche la dimensione della multifunzionalità – insiste Coldiretti Puglia – i cui numeri raccontano come le piccole aziende siano protagoniste positive del rapporto tra agricoltura e territorio, con funzioni economiche come diversificazione, trasformazione in azienda, vendita diretta, agriturismo finalizzate a creare maggiore valore aggiunto per l’azienda e per il territorio, ma anche di funzioni sociali – legate ad esempio all’erogazione di servizi sanitari, sociali, educativi – e di funzioni ambientali che ricomprendono una vasta gamma di servizi eco-sistemici generati dalle piccole aziende.
L’attuale politica dello sviluppo rurale non distingue tra tipologie e dimensioni e non contestualizza – stigmatizza Coldiretti Puglia – i parametri dell’efficienza aziendale non prendendo in considerazione quei valori generati dalla connessione tra agricoltura e territorio. Porre come requisiti per accedere ai contributi del Psr la produttività media degli ettari e dei capi di bestiame di fatto chiude le porte a questa fascia di imprese.
E non viene considerato invece il contributo determinante che i “piccoli” potrebbero offrire –incalza Coldiretti Puglia – alla transizione ecologica, perché non sono solo i “numeri” a discriminare, ma anche la complessità degli adempimenti burocratici. Da qui la considerazione dello studio di Divulga di ritenere “doveroso” aprire uno spazio di attenzione per i piccoli agricoltori. Un tema che andrebbe affrontato in vista dei programmi di sviluppo rurale per il post 2023. E che tra l’altro potrebbe aiutare a frenare quel fenomeno denunciato dal Parlamento europeo dell’abbandono delle terre agricole, in particolare nelle aree marginali, che metterebbe a rischio – conclude Coldiretti Puglia – circa il 30% della superficie agricola europea pari a circa 56 milioni di ettari.