Il Sedile

Coldiretti Puglia, messi in coltura oltre 100.000 ettari incolti ma è allarme cinghiali

Rubriche/Economia&Impresa

Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina può essere garantita anche in Puglia la messa a coltura di oltre 100mila ettari lasciati incolti per la insufficiente redditività, a causa della siccità ma soprattutto per gli attacchi dei cinghiali che divorano i raccolti, facendo perdere prodotti e investimenti agli agricoltori.

E’ quanto torna a denunciare Coldiretti Puglia che in una lettera all’assessore regionale all’Agricoltura Pentassuglia e ai presidenti dei Parchi Nazionali dell’Alta Murgia Tarantini e del Gargano Pazienza definisce “amorale” che, in un momento di grave crisi economica ed energetica che sta colpendo indiscriminatamente tutti i settori produttivi, con ripercussioni gravi sulla sicurezza del cibo e degli approvvigionamenti, non si riesca a pianificare una strategia seria e condivisa avverso i cinghiali ed i danni che continuano a provocare alle strutture ed alle coltivazioni agricole, oltre che alla sicurezza delle strade.

“Siamo alla viglia della semina dei legumi e di una campagna cerealicola che si presenta assolutamente incerta a causa della siccità, dell’elevato costo dei carburanti e dei concimi, le quotazioni dei cereali tendono al rialzo e le Istituzioni in indirizzo non possono “permettersi” di vanificare il lavoro ed i sacrifici degli imprenditori agricoli, consentendo che i raccolti siano distrutti dai cinghiali o dalla fauna selvatica più in generale, grazie ad incertezze, carenze legislative, piani e programmi che attendono da decine di anni di essere approvati, documentazione che giace presso gli Uffici e che dovrebbe essere trasmessa altrove”, afferma Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.

In Puglia dopo il lockdown per l’emergenza Covid la situazione è diventata insostenibile nelle campagne con danni per almeno 15 milioni di euro all’anno alle produzioni agricole ma – sottolinea Coldiretti Puglia – viene compromesso anche l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali in aree di pregio naturalistico con la perdita di biodiversità sia animale che vegetale.

“Non consentiremo a nessuno di trincerarsi dietro le inefficienze della burocrazia, la carenza del personale, lo “smart working” che da due anni sta svuotando gli Uffici pubblici, non continueremo, cioè, ad ascoltare una “litania” che ben conosciamo e che deve essere interrotta da scelte concrete, tempestive ed utili alla collettività. Le gabbie, i chiusini, le trappole non bastano più, posto che mai siano serviti. L’unica strada che ci sentiamo di proporre e di sostenere è la caccia di selezione all’interno delle aree dei Parchi e delle aree contigue, al fine del contenimento numerico e del controllo serio e proficuo dei cinghiali”, tuona il direttore regionale, Pietro Piccioni.

Tanti i nodi irrisolti – denuncia Coldiretti Puglia – a cui non vi è ancora risposta, dallo stato dell’arte del confronto tra Parchi e Regione Puglia, alla VAS del Piano di Monitoraggio e Gestione della specie cinghiale, dall’attuazione della delibera di giunta che ha previsto una procedura regionale informatizzata per consentire ai proprietari dei fondi di inoltrare la richiesta di intervento di controllo sui terreni “a rischio” al Regolamento regionale per l’attività della caccia di selezione, fino all’Albo regionale dei cacciatori abilitati alla caccia di selezione, di cui non vi è ancora traccia.

I branchi di cinghiali – sottolinea la Coldiretti regionale – si spingono sempre più vicini ad abitazioni e scuole, fino ai parchi dove giocano i bambini, distruggono i raccolti, aggrediscono gli animali, assediano stalle, causano incidenti stradali con morti e feriti e razzolano tra i rifiuti con pericoli per la salute e la sicurezza delle persone.

Senza dimenticare il pericolo della diffusione di malattie evidenziato dallo stesso Piano di sorveglianza e prevenzione per il 2021 pubblicato dal ministero della Salute che ribadisce come i cinghiali abbiano una responsabilità fondamentale per la diffusione della Peste Suina Africana (Psa) e dunque una delle misure necessarie in Italia è la gestione numerica della popolazione di questi animali. L’azione dunque secondo il Piano – conclude la Coldiretti Puglia – deve essere indirizzata alla riduzione sia numerica che spaziale attraverso le attività venatorie, le azioni di controllo della legge 157/92 articolo 19 e le azioni programmabili nella rete delle aree protette.

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