Cronaca/di Coldiretti Puglia.
Con l’emergenza Coronavirus c’è chi sta approfittando della situazione di difficoltà, arrivando addirittura a speculare sui generi alimentari di prima necessità come il latte, con insostenibili riduzioni unilaterali del prezzo pagato comunicando la riduzione del prezzo e assoggettando il pagamento del saldo ad eventuali contributi pubblici che potranno arrivare.
E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia che ha chiesto, unitamente all’Associazione allevatori regionale, l’intervento urgente del Ministro delle Politiche Agricole, Teresa Bellanova, del Presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano e dei Prefetti della Puglia.
“Abbiamo chiesto al Ministro Bellanova, al Presidente Emiliano e ai Prefetti di intervenire duramente contro i comportamenti speculativi di chi impone prezzi fuori mercato o lucra condizioni di vantaggio nelle produzioni di beni di prima necessità come il latte, fino ad escluderli dai fondi previsti per sostenere il comparto agroalimentare come gli aiuti agli indigenti e da tutti gli interventi regionali che si stanno costruendo in queste ore per sostenere la filiera”, dichiara il presidente di Coldiretti Puglia, Savino Muraglia.
Da qualche ora agli allevatori – si legge nella lettera urgente di Coldiretti Puglia e ARA Puglia – sta arrivando una comunicazione unilaterale da parte dei quattro trasformatori più autorevoli della Puglia con cui, ricalcando e allineandosi alla comunicazione di Confindustria Bari – BAT, informano che il prezzo del latte alla stalla sarà pagato in acconto a € 0,36 al litro e che ‘la restante somma trattenuta maturerà e sarà rimborsata, da caso a caso, in base agli accordi che saranno raggiunti con le Istituzioni’.
“Il ‘Tavolo Latte’ regionale, convocato dall’Assessorato regionale all’Agricoltura il 26 marzo u.s., si è posto l’obiettivo di individuare ogni strumento utile a dare sollievo alla filiera lattiero – casearia, ma principalmente agli allevatori a cui risponde direttamente. Diversamente il mondo zootecnico risulterebbe danneggiato e gabbato due volte”, insiste il presidente Muraglia.
La comunicazione dei trasformatori del 27 marzo u.s. lascia intendere subdolamente – aggiunge Coldiretti Puglia – che, qualora ai suddetti caseifici non saranno garantite forme di sostegno pubbliche, non riconosceranno il saldo del pagamento per il latte conferito. Inoltre, è oltremodo improbabile e inaccettabile che la riduzione del prezzo pagato, seppur in acconto, venga comunicato agli allevatori alla fine del mese di marzo, ovvero imponendo agli allevatori di emettere retroattivamente fatture a prezzo ridotto.
La condotta sleale è ‘giustificata’ dal mondo della trasformazione con la ridotta vendita di prodotti lattiero – caseari nei canali HoReCa, sottacendo di contro che sono aumentate nella GDO – insiste Coldiretti Puglia – le vendite di latte Uht del 33,4% e di mozzarelle del 47,8% secondo i dati IRI (Ipermercati, Supermercati, Discount, Libero Servizio) e del 20% di latte e derivati, secondo i dati Ismea – Nielsen. A dir poco singolare che, a fonte dell’atteggiamento dei trasformatori pugliesi che dovrebbero avere a cuore il destino della filiera del territorio, grandi industriali e multinazionali quali Auricchio, Parmalat, Invernizzi stiano continuando a fare accordi per il ritiro del latte senza alcuna riduzione del prezzo.
Occorre evitare che i comportamenti scorretti di pochi compromettano il lavoro della maggioranza degli altri operatori della filiera ai quali va il plauso della Coldiretti.
“Ribadiamo la stringente necessità di conoscere i nomi e i cognomi di chi importa e le destinazioni finali dei 5,7 milioni di litri di latte straniero che ogni giorno attraversano le frontiere e invadono l’Italia e la Puglia con cisterne o cagliate congelate low cost di dubbia qualità in piena emergenza coronavirus, dopo l’istanza di accesso civico ai sensi dell’art. 5, comma 2, del d.lgs. 33/2013 per i prodotti del latte nelle diverse formulazioni commerciali e delle cagliate, per cui il Ministero della Salute ha già dato accesso agli atti alla Regione Puglia”, conclude Pietro Piccioni, direttore di Coldiretti Puglia.
Le importazioni massicce di prodotto avvengono proprio mentre alcune aziende di trasformazione – conclude Coldiretti Puglia – cercano di tagliare i compensi riconosciuti agli allevatori, con la scusa della sovrapproduzione, quando i nostri allevatori responsabilmente hanno già messo le vacche in asciutta e ridotto la produzione fino al 20%”.