Cronaca/di Coldiretti Puglia
Con gli interventi straordinari decisi dalla Commissione Ue per coltivare di più nel 2022, può essere garantita anche in Puglia la messa a coltura di oltre 100mila ettari di terreni a riposo, lasciati incolti per la insufficiente redditività, per gli attacchi della fauna selvatica e a causa della siccità per aumentare la produzione aggiuntiva di grano duro per la pasta, di tenero per fare il pane e di mais per gli allevamenti.
E’ quanto afferma Coldiretti Puglia, in riferimento alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del decreto del Ministero delle Politiche Agricole che dà attuazione alla decisione di esecuzione della Commissione europea sulla deroga per i terreni a riposo nel 2022.
Sarà possibile aumentare la coltivazione di grano duro – dice Coldiretti Puglia – con le semine di ottobre e novembre, ma intanto nella campagna in corso produrre grano è costato agli agricoltori pugliesi fino a 600 euro in più ad ettaro a causa dell’impennata dei costi energetici causata dall’effetto a valanga della guerra in Ucraina dopo la crisi generata dalla pandemia Covid, che si riflette a cascata dalle sementi al gasolio fino ai fertilizzanti, secondo l’analisi della Coldiretti Puglia, dalla quale si evidenzia il salasso a carico del Granaio d’Italia con la necessità di interventi per aiutare le imprese rispetto a rincari ormai insostenibili, a partire dal settore cerealicolo che rappresenta uno dei simboli della situazione di difficoltà in cui versa l’agricoltura regionale.
Le superfici seminate – aggiunge Coldiretti Puglia – potrebbero ulteriormente raddoppiare già a partire dalla prossima stagione, con la produzione di grano che deve puntare sull’aggregazione, essere sostenuta da servizi adeguati e tendere ad una sempre più alta qualità, scommettendo esclusivamente su varietà pregiate, riconosciute ormai a livello mondiale
Il trasferimento di grano in Russia è un duro colpo per l’economia che riguarda direttamente anche l’Unione Europea nel suo insieme dove – precisa la Coldiretti regionale – il livello di autosufficienza delle produzione comunitaria varia dall’ 82% per il grano duro destinato alla pasta al 93% per i mais destinato all’alimentazione animale fino al 142% per quello tenero destinato alla panificazione secondo l’analisi della Coldiretti sull’ultimo outlook della Commissione Europea che evidenzia l’importanza di investire sull’agricoltura per ridurre la dipendenza dall’estero e non sottostare ai ricatti alimentari.
L’Italia è costretta ad importare materie prime agricole a causa dei bassi compensi riconosciuti agli agricoltori che sono stati costretti a ridurre di quasi 1/3 la produzione nazionale di mais negli ultimi 10 anni durante i quali è scomparso anche un campo di grano su cinque con la perdita di quasi mezzo milione di ettari coltivati perché molte industrie per miopia hanno preferito continuare ad acquistare per anni in modo speculativo sul mercato mondiale, approfittando dei bassi prezzi degli ultimi decenni. Per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende in media addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea.
Ad essere più penalizzati con i maggiori incrementi percentuali di costi correnti – continua la Coldiretti Puglia – sono proprio le coltivazioni di cereali, dal grano al mais, che servono al Paese a causa dell’esplosione della spesa di gasolio, concimi e sementi e l’incertezza sui prezzi di vendita con le quotazioni in balia delle speculazioni di mercato.
Il taglio dei raccolti causato dall’incremento dei costi – sottolinea Coldiretti Puglia – rischia di aumentare la dipendenza dall’estero per gli approvvigionamenti agroalimentari con l’Italia che è già obbligata ad importare il 64% del grano per il pane, il 44% di quello necessario per la pasta, ma anche il 16% del latte consumato, il 49% della carne bovina e il 38% di quella di maiale, senza dimenticare che con i raccolti nazionali di mais e soia, fondamentali per l’alimentazione degli animali, si copre rispettivamente appena il 53% e il 27% del fabbisogno italiano secondo l’analisi del Centro Studi Divulga.
Le migliori varietà di grano duro selezionate – conclude Coldiretti Puglia – da Emilio Lepido a Furio Camillo, da Marco Aurelio a Massimo Meridio fino al Panoramix e al grano Maiorca, sono coltivate dagli agricoltori sul territorio pugliese che produce più di 1/4 di tutto il frumento duro italiano.
PUGLIA | 2020 | 2021 | ||
PRODUZIONE CEREALI | superficie totale – ettari | produzione totale – quintali | superficie totale – ettari | produzione totale – quintali |
frumento tenero | 15000 | 402800 | 7100 | 233000 |
frumento duro | 344300 | 9904500 | 343500 | 9718500 |
orzo | 22350 | 549000 | 22050 | 550000 |
avena | 24650 | 562400 | 24550 | 564400 |
mais | 840 | 52300 | 835 | 53500 |
sorgo | 100 | 4000 | 100 | 4000 |
altri cereali | 6040 | 126800 | 6090 | 133810 |
TOTALE | 413280 | 11601800 | 404225 | 11257210 |
- Elaborazione Coldiretti Puglia su fonte dati Istat