Rubrica/PensieriParole/di p.z.

C’era una volta…le favole cominciano sempre così vero?

E allora c’era una volta la prima Repubblica. In quella prima Repubblica, dicono, che tantissimi politici fossero poco onesti anzi diciamo pure corrotti. Dicono che usassero i soldi pubblici per finanziare parenti ed amici e per arricchire se stessi in barba ai cittadini che li avevano votati ed eletti.

Come facevano? I modi erano tanti e tutti diversi tra di loro. Ve ne raccontiamo uno di piccolo spessore come lo era peraltro il politico in oggetto che si credeva (a torto) molto furbo ma poi ogni volta cascava come fanno gli asini.

I politici di quel tempo, ed il nostro in modo particolare avevano, un solo problema ed era quello che nessuno si accorgesse delle loro malefatte e pertanto dovevano inventarsi ogni volta sotterfugi e strategie varie. Eravamo ai tempi del boom economico ed in Italia di denaro ne circolava tanto.

Cosa faceva il nostro politico corrotto di riferimento, che in seguito chiameremo solo politico, per “foraggiare” i propri parenti senza che nessuno se ne accorgesse?

Faceva organizzare delle manifestazioni e metteva a disposizione del denaro pubblico per accontentare la pletora di questuanti di cui si circondava ed a cui aveva chiesto ed ottenuto i voti. Con alcuni di essi la distribuzioni dei pani e dei pesci la poteva fare alla luce del sole. Non esteva, infatti, alcun conflitto di interessi nel finanziare un amico teatrante portatore di voti.

Per altri, i parenti, la cosa era un più difficile. Per aggirare l’ostacolo il nostro politico faceva finta di ordinare un lavoro, uno scritto, del materiale pubblicitario o uno spettacolo ad un soggetto terzo consenziente e questo doveva passare lavoro e compenso al parente del politico.

In questo modo il politico si illudeva di poterla fare sempre franca fregando cosí gli ignari cittadini…invece si sbagliava.

Per spiegare meglio il metodo facciamo finta che quello del nostro politico fosse un parente che gestiva un’agenzia pubblicitaria. Egli affidava fittiziamente il servizio ad un’altra agenzia di un Comune lontano, che poi avrebbe usufruito di altri favori, con l’accordo segreto che avrebbe lasciato lavoro e compenso al suo parente.

In questo modo nessuno si sarebbe mai accorto del “foraggiamento” fatto al parente. Si sa però che il diavolo fa le pentole ma poi dimentica i coperchi perchè l’errore è sempre dietro l’angolo specie poi se politico e parente quel poco di intelligenza a loro disposizione la sprecano tutta in stupida furbizia un pò come quell’oste avido e stupido che mischia il vino con l’acqua pensando che nessuno se ne accorga.

Volete sapere come la furbata venne scoperta? Nella maniera più banale di questo mondo. Il materiale di propaganda fu fatto stampare dal parente del politico presso una tipografia dello stesso loro paese natale. Soltanto che, per quella stupidaggine di cui parlavamo prima, la parente non contenta dei soldi voleva anche l’onore e firmò con il proprio “marchio” il materiale propagandistico che avrebbe dovuto invece essere firmato dalla società a cui era stato affidato l’incarico.

Oltretutto ad incastrare il politico vi fu il fatto che alla tipografia la fattura del materiale stampato dal parente fu pagato dalla società a cui era stato affidato fittiziamente l’incarico nonostante il parente avesse firmato il materiale come opera propria.

Era una partita di giro: io do i soldi a te e tu li giri al mio parente che farà il lavoro e prenderá i soldi che non posso assegnargli direttamente. Però ti intesti la fattura della stampa e mi porti quindi la pezza giustificativa che i soldi sono stati spesi da te. Così il conflitto di interessi era aggirato ma qualcuno, proprio, grazie a quella firma del parente sul materiale scoprí l’inganno e lo denunciò.

Durante la prima Repubblica si dice che in tanti usavano di questi metodi sino a quando come raccontato in questo esempio non furono beccati e pagarono il fio. Allora la smisero pure di raccontare al popolo che tutto quello che facevano lo facevano esclusivamente per amore della propria cittàa solo e soltanto per quello.

La prima Repubblica è stata per fatti del tipo di quello raccontato cosi’ tanto demonizzata che ancor oggi, ai tempi della terza repubblica, se si vuole offendere politicamente qualcuno si continua ad usare l’apposizione di “democristiano” o “craxiano”.

A parte la stupidità di chi continua ancora a voler fare di tutte le erbe un fascio vorrei chiedere a questi stessi personaggi : “Siete veramente convinti che oggi, nella terza Repubblica, questi soggetti con le stesse strategie e la stessa mentalità siano del tutti estranei all’attuale politica?’