“Quello che non sta bene, io credo, è dimenticarsi ( o far finta ), durante queste cerimonie, le gravissime responsabilità dei governi e dei loro capi”
Commemorare, o più propriamente ( dal latino ) ricordare insieme, è un esercizio culturale, spirituale e morale che caratterizza ogni essere umano e le pubbliche Istituzioni.
A volte, questo esercizio ha un percorso pomposamente retorico, quindi irrispettoso, quindi falso.
A volte è semplice, quasi riservato e quindi più autentico, più sentito, più partecipato.
Ma se abbandoniamo per un attimo l’aspetto scenografico, di contorno o di facciata (dimenticando sopratutto le bugie di alcuni libri di storia ) e ci soffermiamo invece di più su i suoi contenuti, allora c’è molto da riflettere.
Ci rendiamo conto, anzitutto, che commemorare, specialmente durante la cerimonia della Giornata delle Forze armate, diventa ricordare a senso unico, in modo unilaterale e quindi storicamente distorto.
Tutti sono d’accordo ( almeno credo ) che :
– commemorare la Giornata delle Forze armate, sta bene, anche se spesso è la retorica a prendere il sopravvento;
– commemorare i Caduti di tutte le guerre, anche delle missioni di pace, sta bene;
– commemorare tutti i nostri Eroi ( di ieri, di oggi e di sempre ), sta bene, anzi benissimo.
Quello che non sta bene, io credo, è dimenticarsi ( o far finta ), durante queste cerimonie, le gravissime responsabilità dei governi e dei loro capi, veri committenti di morte.
Come non sta bene dimenticare i Caduti e gli Eroi di parte avversa, specialmente perché della loro morte e del loro sacrificio, a volte, anche noi siamo chiamati a dar conto.
Alcuni esempi di fatti di guerra, che ci riguardano più da vicino e che sono storicamente inconfutabili.
Come si fa a dimenticare ( o far finta ) che gli Etiopi, definiti dalla falsa e vile retorica di regime “ turba selvaggia di ribelli, turba feroce, predoni… “, furono proditoriamente attaccati sul proprio territorio e che si rifiutarono, fra il 1935 / 36, di essere colonizzati, mentre tentavano di difendere la loro Patria, le proprie famiglie e le loro capanne dagli invasori ?
Come si fa a dimenticare ( o far finta ) le morti causate dal gas nervino, espressamente autorizzato da Mussolini in Africa Orientale ?
Come si fa a dimenticare ( o far finta ) i caduti del 1866, quando i Savoia attaccarono l’Austria per liberare il Veneto, che veniva offerto gratis attraverso la Francia, rifiutando un accordo diplomatico ritenuto non dignitoso ( sic ! ) ?
Come si fa a dimenticare ( o far finta ) l’eccidio ( o meglio i delitti di Stato ) di seicentomila soldati, la maggior parte contadini del Sud, caduti durante la prima guerra mondiale, quando, prevalendo gli interventisti, si dichiarò guerra all’Austria per liberare Trento e Trieste, che pacifiche trattative diplomatiche avrebbero, invece, annesso all’Itala in modo incruento, come sosteneva Giolitti ?
Come si fa a dimenticare ( o far finta ) la responsabilità morale del fanatismo interventista di D’Annunzio, la responsabilità criminale della insaziabile e famelica bramosia di denaro e di potere dei fabbricanti di armi da guerra e la vanagloria della Casa Savoia ( i veri motivi scatenanti che portarono all’entrata in guerra dell’Italia nel 1915 )?
Come si fa a dimenticare ( o far finta ) la responsabilità della Casa Savoia e del regime fascista per l’eccidio ( 450.000 morti circa fra militari e civili, veri delitti di Stato ), procurato da una follia criminale, che voleva costruire, per spirito emulativo, un Impero coloniale ?
Se avessimo avuto in vigore, già prima del 1948, l’art. 11 della nostra Costituzione e lo avessimo veramente applicato, quanti morti su tutti i fronti oggi ricorderemmo in meno e, soprattutto, quanti non avremmo mai commemorato !