Scene grottesche di rappresentazione teatrale.
Galatina – Che sarebbe stata una seduta consiliare particolare era prevedibile. Lo stress accumulato durante decine di giorni di febbrili contrattazioni è sfociato in rabbia per obbiettivi desiderati, auspicati, per qualcuna addirittura sognati ma non raggiunti. Una rabbia inizialmente contenuta ma visibilmente repressa. Poi è esplosa nelle fasi finali del Consiglio. Una rappresentazione poco convincente e personalistica della politica. Alcuni soggetti hanno offerto uno spettacolo indecoroso che ha fatto venir fuori il peggio di loro stessi. Non è concepibile che un Presidente del Consiglio vada bene per quattro anni e poi si scopra improvvisamente che non è “super partes”. Non è possibile che fin quando ha rappresentato e difeso certe posizioni (quelle delle maggioranza) andava bene, poi una volta assunte posizioni critiche (nei confronti della stessa) non vada più bene e diventi uomo di parte. Mentre prima erano state le minoranze a fare qualche rimostranza, di contro al sindaco Montagna ed al consigliere Lagna L. andava tutto bene, erano tranquilli anzi tranquillissimi, sorridenti e contenti del proprio presidente, peraltro da loro stessi votato. Poi tutto ad un tratto il Presidente è diventato fazioso tanto da spingerli a chiedere le sue dimissioni ed a provocare addirittura un attacco di bile allo stesso Sindaco da spingerlo a fare un intervento, non autorizzato, iroso ed astioso per urlargli che doveva andarsene, lasciare la Presidenza del Consiglio in quanto non al di sopra delle parti.
Aveva forse dimenticato che il Presidente del Consiglio viene nominato dal Consiglio Comunale e non dal Sindaco?
Anche nella foga di un acceso dibattito dialettico non bisognerebbe mai dimenticare quali sono i canoni elementari di un confronto corretto, democratico e civile. Ha dominato invece l’inciviltà politica. Una inciviltà che ha spinto il consigliere Galante a farfugliare del “poveretto” al consigliere Amante, ma se allo stesso Galante bisogna concedere l’attenuante di essersi subito ripreso dallo svarione e chiesto scusa affermando più volte ” mi rimangio quello che ho detto”, la stessa attenuante non può essere concessa alla consigliera Daniela Sindaco.
La Sindaco non è nuova a strafalcioni consiliari sia dialettici che temperamentali. Accecata forse dalla rabbia di un assessorato avuto in promessa e sfumato si è permessa di appellare come “mendulara” la sua collega Villani. Si è permessa di dare dell’analfabeta alla stessa consigliera “perchè non l’ha mai sentita fare un intervento in Consiglio Comunale” e perchè “non riesce a mettere due parole una di fianco all’altra”.
La consigliera Sindaco ha parlato così perché sicuramente non ha mai riascoltato i suoi interventi. Non ha mai riascoltato i suoi turpiloqui. Non ha mai riascoltato i suoi congiuntivi ed i suoi condizionali. Tutte cosette che invitano a nozze e e mandano in sollucchero il suo concittadino Antonio Mellone ogni volta scrive di lei su Noha.it. La signora ha distribuito aggettivi ed apposizioni a ruota libera senza freni e senza decenza.
E’ partita in quarta livida e rancorosa ed è giunta anche a provocare il pubblico sugli spalti recandosi verso di esso con scambi vivaci di opinioni finché, finalmente questa volta deciso e decisivo, è intervenuto il Presidente del Consiglio minacciando di farla allontanare dall’aula se non avesse smesso il battibecco con il pubblico. Non è nuova a queste imprese sceniche la nostra teatrante.
E’ mancato, insomma, la bancarella con il pesce esposto e per il resto, con tutto il rispetto (naturalmente per i pescivendoli), la scena era proprio di quelle tra le più degne di essere riprodotta in qualche film di grossolane rappresentazioni popolar-mercatali. Questo è stato il Consiglio Comunale di ieri e queste le tipicità di alcuni suoi partecipanti. Dalla commedia alla farsa finale, dunque, con buona pace della democrazia, della buona educazione e del rispetto sia verso l’istituzione che verso il prossimo. Alle 14.00 circa tutti a casa… e questa volta forse non solo per il pranzo.