Rubriche/di Osservatorio Economico Aforisma
Il dato che emerge da uno studio dell’Osservatorio Economico AFORISMA condotto su dati ISTAT è molto netto: in 20 anni la Puglia ha perso 236 mila giovani tra gli 0 e i 18 anni con un calo del 27%.
La popolazione pugliese 0-18 anni passa da 873.825 a 637.176. Un giovane su quattro in meno solo in 20 anni.
Se si guarda ai neonati di età inferiore ad un anno si è passati da 40.549 del 2002 a 26.360 del 2023 con un calo di 14.189 neonati pari ad un calo del 35%. Confrontando il numero dei neonati con il numero picco del 1983 di 57.595 abbiamo avuto un calo di 40 anni del 54%.
Se si tiene conto che i residenti stranieri, sempre in Puglia, sempre dal 2002 al 2023 e sempre dagli 0 ai 18 anni, sono triplicati passando da 6.822 a 28.173, il dato diviene ancora più grave.
Tra le province pugliesi le peggiori sono Foggia con un calo del 31,51% e Brindisi con un calo di 30,93%, a seguire BAT con un calo del 27,59%, Taranto con un calo del 27,08%, Lecce con un calo del 26,16% e Bari con un calo del 23,73%.
Le conseguenze sociali ed economiche sono facilmente immaginabili e riguardano vari ambiti e vari settori.
Innanzitutto, a trend invariato, è facilmente prevedibile che andrà progressivamente calando la popolazione attiva e crescendo il rapporto con quella anziana con un peso crescente in termini di costi sanitari e pensionistici. In poco più di un quindicennio potrebbero esserci 2 pensionati per ogni lavoratore.
Moltissimi comuni sono destinati allo spopolamento o al popolamento di esclusiva popolazione anziana perché le scuole non saranno in grado di formare classi con un numero minimo di studenti e imponendo gli accorpamenti.
Il problema si ripercuoterà anche nelle fasce di età più alte e caleranno i numeri assoluti di laureati e diplomati.
Il mercato immobiliare dovrà confrontarsi con un numero sempre maggiore di appartamenti vuoti e con una popolazione complessiva destinata in ogni caso a calare, con una conseguente minore domanda di abitazioni.
Per ultimo nasceranno nuovi problemi del mercato del lavoro ad oggi sconosciuti: si parlerà di emergenza lavoratoti e non più di emergenza lavoro poiché non sarà possibile garantire un adeguato turnover fra fuoriusciti e nuovi ingressi, nonostante l’innovazione tecnologica.
L’insieme dei fattori determinerà un problema di approccio sociale alla vita ed al futuro con una minore propensione ad innovare a causa dell’età media della popolazione. Il trend attuale, già rappresentato da una curva nettamente decrescente, potrebbe ulteriormente virare al ribasso in maniera netta ed improvvisa per il raggiungimento di un punto di rottura in cui il gap generazionale diventa incolmabile.