Rubriche/Opinioni/ di Veronica Romano
Diversi nella militanza e nella storia personale, ma straordinariamente uguali
nella loro rapida ascesa.
Renzi ossessionato dalla “rottamazione” dei vecchi che tenevano prigioniero
il PD, Salvini che difendeva il NORD produttivo e laborioso da Roma ladrona
e da un meridione “assistito” nei secoli.
Poi sono cambiati entrambi. Renzi ha scalato da fuori il PD, per certi versi lo
ha “liberato”, Salvini ha fatto una LEGA Nazionale, trascinandola giù per
l’Italia in lungo e in largo, parlando con chiarezza alla pancia della gente,
amplificando temi e problemi che la gente viveva nel suo quotidiano.
La gente ha premiato entrambi. Renzi nella sua folle corsa è arrivato al 41 per
cento del consenso, Salvini è arrivato in poco tempo al 34 per cento
raddoppiando in pochi mesi il suo consenso.
Poi si sono entrambi trasformati: arroganza e tracotanza si è impossessata di
loro in maniera esattamente uguale.
Uno guidava il “cerchio magico” l’altro era alla guida di se stesso.
Entrambi pensavano di avere il mondo ai loro piedi quando è iniziato il loro
declino.
Entrambi si sono lasciati andare in frasi fatte, discorsi già smentiti nell’arco
di poche ore.
Entrambi accecati dalla gestione del potere, dal loro atteggiamento da “bulletti” di periferia , entrambi sono stati afferrati da un delirio di onnipotenza che li ha trascinati giù nel fango della politica.
Ognuno dei due ha detto cose che puntualmente ha rimosso qualche ora dopo:
mai con i 5 stelle l’uno, mentre l’altro si era impegnato senza convinzione in una crisi di governo da cui ha cercato di tornare indietro quando ormai era tardi.
Non diversa la storia di quel che resta di Di Maio e del Movimento, una storia
“appena cominciata e già finita”, risucchiati in un sistema che non sono
riusciti a combattere fino alla fine e in cui sono stati risucchiati.
Avviati lentamente fino a scomparire nelle spartizioni da cui avevamo sperato
sino all’ultimo non venissero contagiati.
Il problema è che nella fase politica attuale, ci sono troppe stelle che non
brillano, non hanno luce, ma solo una particolare vocazione alle “poltrone”
che nascondono dietro un non ben precisato interesse del Paese.
Quegli stessi interessi che mentre governavano hanno tradito, quegli stessi
interessi in cui nascondono la loro ragione di sopravvivenza.
Di una cosa però devo doverosamente dare merito e dare atto.
Una cosa su cui tutti si sono fortemente impegnati e per cui il merito va
distribuito a tutti equamente:
“hanno tolto il significato alla parola coerenza”.