Cronaca/di Redazione

Con 7 consiglieri vince l’area centrista vicina ad Emiliano, il PD perde il primato nonostante M5S e sinistra classica. Sparisce FI.

Si sono svolte ieri, lunedì 24 gennaio le elezioni dei 16 componenti del Consiglio provinciale di Lecce.

I sindaci ed i consiglieri comunali dei Comuni del territorio della provincia di Lecce, in carica alla data delle elezioni, hanno votato dalle 8 alle 22, nei due seggi che sono stati dislocati su piani differenti di Palazzo dei Celestini per ridurre il flusso di pubblico in un’unica area.

Hanno votato 1244 sindaci e consiglieri comunali su 1285 elettori.

A spoglio concluso è stata la lista coalizione “Insieme per il Salento” spalleggiata da due assessori di “peso” Alessandro Delli Noci e Sebastiano Leo ad ottenere il maggior numero di eletti, sono stati 7 : il candidato più suffragato, Antonio Leo (consigliere a Copertino), con circa 8mila voti ponderati. Dietro al fratello dell’assessore si sono piazzati Antonio De Matteis, Fabio Tarantino, Gabriele Mangione, Alfredo Fina, Antonio Renna e Giovanni Attilio De Marco.

A seguire la coalizione “Salento Bene Comune” che incassa 4 consiglieri Ippazio Morciano, Francesco Volpe, Paola Povero e Germano Santacroce ma il PD perde il suo primato nonostante l’alleanza con il M5S ed Italia Viva, Articolo Uno, Sinistra.

Crolla il centrodestra tra le sue spaccature. Fratelli d’Italia, lista che mette insieme molti fittiani,  è stata superata da “Civica Salento” che unisce Movimento Regione Salento, Lega e Andare Oltre con tre consiglieri eletti: Ettore Tollemeto, Brizio Maggiore e Giovanni Casarano. A Fratelli d’Italia son toccati due consiglieri: Renato Stabile e De Vitis.

Appiedata la lista di Forza Italia che non riesce a prendere neanche un consigliere.

Fa sensazione la totale assenza di candidati (e conseguentemente di eletti) del Comune di Galatina. Scelta cervellotica ed autolesionista che isola sempre più la città emarginandola dai centri decisionali. Né regge la parziale scusante che sisente circolare che non avrebbe avuto senso delle candidature ad appena sei mesi dalla scadenza dalla legislatura amministrativa che avrebbe poi significato, in caso di non rielezione, la decadenza dell’incarico perchè non sarebbe stato particolarmente difficoltoso selezionare un candidato dalle altissime possibilità di essere eletto.

Giusto per fare un esempio avrebbe potuto candidarsi l’attuale Sindaco che, anche se gli dovesse andare particolarmente male la campagna elettorale, il posto di consigliere comunale difficilmente gli sfuggirebbe. A meno che non sia prevalsa in lui la preoccupazione di non farcela a conquistare un posto a Palazzo Celestini la cosa è politicamente inspiegabile oltre che altamente autolesionistica. O forse la vera motivazione è proprio questa?