Cronaca/Politica/di Piero D’Errico
Tra le innumerevoli variabili che hanno condizionato la mia “scelta” non è da sommare, una già mia appartenenza al mondo civico e neanche è da annoverare una incontenibile mia passione per la politica, mai avuta.
E’ da sommare invece come fattore determinante nella scelta, il desiderio di una scelta competente, moderata su cui costruire un progetto politico che avesse lo scopo di bilanciare il peso delle istanze del territorio pugliese troppo spostate al NORD della regione.
Una scelta con idee forti e chiare, con obbiettivi di breve e di lunga durata, una scelta che non ripetesse il “mordi e fuggi” cui ci hanno abituato in tanti anni,
che non ci facesse preoccupare della loro fine, già all’indomani del voto: il non sapere più nulla, il perdere anche le tracce.
Una scelta insomma che non scappasse con un bottino carico di voti, una scelta capace di unire e con un forte consenso, che non si lasciasse distrarre dal
fascino del palazzo.
Ho seguito l’istinto, la parte politica del cuore e non sono stato tradito come spesso accaduto.
Maligni e malpensanti, potrebbero essere attraversati da cattivi pensieri, per esempio il pensare la mia scelta basata più su interessi o piuttosto su un
dare/ avere commerciale, così come forse è contraddistinta la loro dannosa e inutile azione politica.
Per non prenderli troppo sul serio e per marcare “una differenza”, cito le parole dell’allegra Elettra in una canzone che ci ricorda l’estate: “Giuro che, non ho bisogno di niente”.
L’idea di una lista civica, mi era venuta in mente sul finire degli anni “80.
Avevo pronto il simbolo, conservo ancora le tante bozze, era una “mela”.
Quel logo lo stavo facendo già girare da un po’ sulle mie “lettere” periodiche che allora distribuivo porta a porta.
Al momento giusto quel simbolo sarebbe stato già familiare, riconoscibile e forse l’avrebbero anche votato.
Poi non ricordo più per quale motivo cambiai idea.
Quel progetto rimase a metà e da allora in poi non l’ho più ripreso.
Cresciuto nelle sezioni di allora, affacciate sulla piazza, con bandiera e simbolo ben visibile e sempre aperte, mi veniva difficile il distacco e poi vogliamo parlare del falso civismo, messo in piedi dagli stessi partiti, dalla stessa politica diventata noiosa, in piena crisi di consensi, e quasi nauseante.
17.282 voti in una vittoria esagerata che ti fa molti nemici, che scatena invidia e gelosia in un contesto in cui tutto si perdona tranne il successo.
Si tratta questa volta di un “successo” umile, pulito, non populista, né imbroglione, un successo gentile che non ha avuto momenti di slealtà o di
prevaricazione. Un successo che deve unire tutti e a tutti insegnare qualcosa.
Un successo che non mi so ancora spiegare, slegato da strutture di partito, senza tessere, senza sezioni.
Slegato dalla gestione politica di un potere regionale di cui tutti gli uscenti potevano godere. Un successo che si è formato in ogni angolo, in ogni vicolo
cieco, in ogni piazza, ogni periferia, ogni rione.
E che fa ben sperare che un “domani” il Salento, possa di nuovo essere rappresentato nella più alta carica regionale.
Ed è qui che non riesco a frenare il “sognatore” che c’è in me.
Quando ho sentito: ALESSANDRO DELLI NOCI. 17.282 voti.
Mi son detto no, non è possibile, è uno scherzo, come si dice in questi casi, “di cattivo gusto”, oppure un problema di udito o di numeri.
E invece no.