Rubriche/PensieriParole/di Ninì De Prezzo.

I venti di guerra, provenienti da Est, ritornano a far sventolare la bandiera: snella nella sua leggerezza, bella nel suo trucco multicolore, porta con sé i segni della sue fatiche. Ma è sempre lì, a ricordarci che la PACE va salvata. Che la Pace è un bene assoluto di cui dobbiamo fare grande tesoro.

Questa mattina sono tornato ad ammirarla, a darle una sistemazione: sospesa al pilastro che regge il balcone, aggrappata al verde rampicante e ai gladioli fioriti che le fanno compagnia, sta lì a ricordarmi che è di nuovo tempo di affollare le piazze per gridare forte: cessi la guerra, tacciano i cannoni, la gente torni nelle case e riprenda la vita normale.

Quella che segnala la mia abitazione mostra i segni degli anni. Sono ormai  trenta, era il 1990, un feroce dittatore invase un piccolo stato per appropriarsi delle sue risorse, suscitando la pronta reazione di 35 stati del mondo, accorsi in difesa di una popolazione indifesa. A questa ne sono seguite altre che hanno sempre procurato sofferenze, dolori, lutti.   

La bandiera è stata mia amica di strada, nelle tante “Marce della Pace” Perugia-Assisi, a cui negli anni mi hanno visto presente. Nata dall’idea di Aldo Capitini, nel 1961, ogni anno rinnova la sua testimonianza vivida della nonviolenza, del no alla guerra, della pace, della fratellanza e della solidarietà tra i popoli.

I suoi sette colori rubati all’arcobaleno ci ricordano che si può avere pelle diversa, vivere in qualsiasi parte del Globo, ma i sentimenti, i pensieri, la dignità, la speranza, l’ambiente, il progresso, il benessere, le avversità della vita ci rendono, come la pandemia che ci flagella da due anni, un’unica comunità mondiale.

Il cigolio dei carri armati, il rumore dei blindati militari, il rombo degli aerei risuonano nelle strade urbane, i bagliori delle bombe illuminano i cieli di Kiev e delle città dell’Ucraina. La popolazione è spaventata, cerca ospitalità nei paesi vicini, si rifugia nei sotterranei, invade le metropolitane per fuggire la guerra. La volontà imperialista di un novello Zar di Russia vuole rendere schiavo un popolo libero. Delle colpe di chi governa quel paese vi sarà tempo per discutere. Ora occorre che le armi tornino silenziose.

Cara la mia bandiera, domani sarai ancora mia fedele compagna. Ti porterò con me a Lecce, in Piazza Sant’Oronzo, alle ore 11,00 manifesteremo uniti e insieme grideremo di nuovo con forza: “C’è da salvare la Pace!”