La Società del gruppo Ferrovie dello Stato Italiano ha chiesto il rimborso di 274,86 euro per 12,35 ore di permessi retribuiti.
Galatina – Abbiamo sempre pensato, almeno noi di una certa età, che per un’azienda sia pubblica che privata, fosse un onore avere un proprio dipendente, eletto dal popolo, a servire le istituzioni cittadine. Un tempo lo era di sicuro e si comportavano di conseguenza, oggi alla luce di alcune evidenze, che pare stiano diventando la regola, non deve esserlo più.
Mai visto e letto, prima di questa ultima legislatura amministrativa, che aziende abbiano mai presentato il conto all’Amministrazione comunale per qualche ora sottratta al suo servizio da un suo dipendente.
Pensavamo inoltre che la casistica si fosse limitata al solo caso dell’assessore Tundo. Le ACLI, di cui l’assessore era dipendente, presentò per prima il conto all’Amministrazione comunale per ottenere il rimborso delle ore lavorative concesse in permessi alla dipendente. La cosa suscitò molta ilarità
Oggi abbiamo scoperto che la casistica si è arricchita di un altro caso. Un’altra Azienda (forse per evitare rischi di dissesto finanziario?) ha presentato il conto all’Amministrazione Comunale, per le ore di servizio che il consigliere comunale Paolo Pulli ha sottratto alla Azienda per dedicarlo all’attività amministrativa.
Infatti la Ferservizi , gruppo delle Ferrovie dello Stato Italiano ha presentato regolare fattura, relativa al periodo settembre -dicembre 2017, per ottenere il rimborso dei permessi retribuiti concessi al proprio dipendente per il complessivo importo di 274,89 euro.
L’art. 80 del D. Lgs. n. 267/2000 stabilisce che l’Ente, nel caso di documentata richiesta del datore di lavoro, è tenuto a rimborsare quanto dallo stesso corrisposto, per retribuzioni e assicurazioni,
per le ore o giornate di assenza del lavoratore, al fine di garantire agli amministratori comunali la possibilità di godere di permessi mensili per l’espletamento del loro mandato ma non riusciamo a capire se la stessa legge preveda poi che queste stesse ore debbano essere pagate due volte, una all’azienda e l’altra al consigliere tramite il gettone di presenza di circa 22 euro.
Quello che di questa legge ci sfugge è: se le ore di permesso retribuito vengono pagati all’azienda di cui il consigliere e lavoratore dipendente perché mai lo stesso importo non debba essere detratto dall’ammontare dei gettoni di presenza che il consigliere percepisce?
Insomma perché devono essere pagate, se di pagamento si possa mai parlare, due volte le stesse ore di permesso? Perché se una regola è valida per un’azienda privata non debba valere, come rovescio della medaglia, anche per l’Ente Pubblico territoriale?
Un esempio pratico con dati aritmetici. Il consigliere Pulli nel periodo temporale settembre-dicembre 2017 ha partecipato a 9 riunioni tra consigli comunali e commissioni comunali per le quali ha percepito un compenso di 200 euro. Per lo stesso numero di presenze tra Consiglio Comunale e Commissioni il consigliere Diego Garzia (ma anche altri) ha percepito lo stesso importo ossia 200 euro.
La differenza è che il consigliere Pulli alle casse comunali è venuto a costare per lo stesso numero di presenze 474,89 euro mentre il consigliere Garzia soltanto 200. Vero che qualcosa non quadra in questa legge?