“Oggi, abbiate ben presente, resistere non significa altro che esistere” (Badoglio)
Il 25 aprile 1945 ha segnato indelebilmente la nostra storia, ha segnato il risveglio della coscienza nazionale che si riscatta, dopo il ventennio, della vergogna nazifascista. Per combattere questo predominio liberali, socialisti, monarchici, democristiani, repubblicani, uomini, donne, giovani, militari, sacerdoti che senza appartenenza ad ideologia politica o con ideali diversi ma con la stessa voglia di combattere i soprusi, di scrollarsi di dosso l’onta dei repubblichini di Salò, si organizzarono in brigate accomunati dal patriottismo e dal rifiuto dell’ideologia fascista. Fu così che nelle città come nelle campagne, negli strati sociali più poveri così come in quelli più intellettuali che si alimentarono le avversioni al fascismo. Quegli stessi giovani che erano stati “educati e forgiati nel clima torrido della rivoluzione fascista” dimostrarono di saper riconoscere nel nazifascismo il nemico dell’Italia e della civiltà. È con la Resistenza, lotta popolare, da interpretare come un Secondo Risorgimento, che molti escono dall’isolamento per apprendere la politica ed il suo linguaggio e capire il significato di democrazia, libertà, rivoluzione. È con la Resistenza che gli italiani fanno comprendere al mondo che la lunga sudditanza alla tirannia fascista non aveva compromesso la loro tempra morale. È con la Resistenza che molti giovani nati e cresciuti nel ventennio, delusi dalla fallimentare esperienza della dittatura mussoliniana, compresero che non aveva più il crisma della legalità, si unirono alle forze partigiane.
Il 25 aprile 1945 i partigiani, cioè coloro che non appartenendo a nessun esercito si organizzarono in gruppi armati “di parte”, entrarono vittoriosi a Torino, Milano e in altre città, scrivendo la parola fine ad un’ oscuro capitolo della nostra storia. Furono 1281 i partigiani salentini, e non 748 come si è sempre creduto, di cui 600 per la provincia di Taranto e Brindisi, 834 combattenti,160 caduti, 68 feriti, 150 eliminati nei campi di sterminio, 8 donne e 55 decorati con medaglie d’oro al valor militare, che diedero il loro contributo di sangue per quella libertà che oggi noi godiamo. Questi sono dati che ci fanno capire quanto anche il Salento abbia dato in termini di uomini e di sangue e quanta partecipazione attiva ci sia stata alla guerra di liberazione e che la resistenza non fu solo e soltanto un affare del nord.
Perché i nostri figli non perdano le tracce della nostra storia e vivano liberi dai regimi totalitari e perché si sentano parte integrante di quell’ampio processo che fu la guerra di liberazione che l’amministrazione Comunale, per questo 69° compleanno, ha ritenuto doveroso dedicare questa giornata ad un video documentario, realizzato in coproduzione con il Liceo Artistico di Galatina, e con l’Associazione culturale Oistros, Centro di ricerca della cultura e dello spettacolo di Castrì, Partigiano Salento. Presente, per la regia di Sergio Spina.
L’impostazione dei 58 minuti del video racconto, basato su ricerche d’archivio, è chiara e lineare. Il regista, che sarà presente per questa “prima”, ha raccolto i frammenti di memorie sparse nelle strade, nelle piazze di alcuni paesi salentini, in primis la nostra città, ed ha realizzato così il racconto documentario che vede la presenza di testimoni, soprattutto giovani, che dal narrare dei parenti, fanno emergere la memoria collettiva di un periodo storico che dalle guerre mondiali giunge a noi.
Nella seconda parte della serata Nicola Santoro, autore di Internato 159534, porterà la testimonianza della terribile esperienza nei campi nazisti. Appuntamento quindi questa sera alle ore 18.30 presso il Palazzo della Cultura