Un epilogo segnato sin dai tempi in cui, primi, ci occupammo del problema della sicurezza del Ciolo. Una storia scritta già prima di cominciare.
Come avevamo anticipato in tempi in cui del Salento Climbing si cominciava appena appena a parlare, il 7 di Luglio, la bufera connessa alla manifestazione ed alle sue implicazioni di impatto sul territorio è scoppiata ed anche in maniera assai fragorosa. Siamo stati i sicuramente i primi ad essere i destinatari di insulti ed improperi da parte degli organizzatori e di molti degli amanti di questo sport, ne aveva avuto la sua parte anche il sig. Armando Nuzzone che a suo tempo esprimeva le sue perplessità sulla manifestazione al Ciolo. Potete rileggere i vari commenti su questo link
Ora dalla discussione sulle nostre pagine si è passati all’esposto in Procura ed a farlo è stato proprio il sig. Armando Nuzzone e proprio nel giorno in cui ha avuto inizio la manifestazione Salento Climbing Fest: “Ora sarà compito degli organi preposti verificare se e come sono state acquisite tutte le necessarie autorizzazioni- ha dichiarato- Questo per tutelare il territorio, gli appassionati e gli spettatori. E poi per ribadire che qua nessuno è fesso”.
Contrariamente alle rassicurazioni sul rispetto dell’ambinte fornite dagli organizzatori sono stati i dubbi sollevati da speleologi e ambientalisti, che sono stati pesanti. Quel luogo, uno dei più fragili dell’intero Salento, non può essere sovraccaricato da eventi simili, che richiamano non solo gli appassionati, circa duecento quelli iscritti alla manifestazione, ma soprattutto visitatori, che dovranno affollarsi, con il rischio di un sovraffollamento oltre il sopportabile.
La preoccupazione che il Ciolo sia messo in pericolo da alcune iniziative esisterebbe e preoccupa. La Zip Line, la teleferica installata tra il ponte e la roccia, oltre alle nuove chiodature per le nuove vie d’arrampicata hanno fatto aumentare l’attrito tra le parti in causa. la diaspora ebbe il suo inizio da una lettera della sig. Erminia Manfredini, legale rappresentante della cooperativa ViaggieMiraggi, indirizzata al Coordinamento Civico per la Tutela del Territorio e della Salute del Cittadino aveva definito il climbing uno “sport aggressivo” del territorio e dell’amniente. Pensiero fatto proprio anche da Erminia Licchelli, presidente di Confturismo Lecce. Resta una incongruenza tutta da chiarire poichè tra le attività promosse dalla manifestazione continua a rimanere la calata di 40metri dentro la grotta del pozzo, per gruppi da dieci alla volta affermano dall’organizzazione mentre dal Parco Otranto- Leuca, ribadiscono per la seconda volta di aver espresso assoluto divieto a chiodare e anche a fruire di qualsiasi cavità carsica, Grotta del Pozzo compresa. La parola passa ora alla Procura della Repubblica.