Tra i rappresentanti istituzionali presenti in sala spiccava l’assenza dell’assessore all’Ambiente Dettù.
Cronaca/ di p.z.
Scopo dell’incontro-dibattito era far conoscere nella sostanza in maniera chiara ed intellegibile il “problema rifiuti”. Farlo conoscere attraverso il suo processo evolutivo e attraverso la problematica del suo smaltimento: “Il turismo del rifiuto”.
Non era un compito facile, ma la consigliera comunale Paola Carrozzini, ideatrice e promotrice dell’incontro tematico che si è tenuto venerdì 11 ottobre presso la sala conferenze dell’Hotel Hermitage, è riuscita a far capire al folto pubblico presente in sala, quanto complesso sia il problema e quanto difficile sia la sua soluzione.
All’incontro erano presenti il presidente della Provincia Stefano Minerva, il sindaco di Galatina Marcello Amante, il presidente del Consiglio comunale di Galatina Raimondo Valente, l’assessore Nicola Mauro ed i consiglieri comunali Albano Tundo e Paolo Pulli. Tra le assenze si è fatta particolarmente notare quella dell’assessore all’Ambiente Cristina Dettù.
Se l’obiettivo dell’incontro era quello di far capire perché, nonostante tutti gli sforzi dei cittadini a differenziare quanto di più e di meglio possibile, la Tari aumenti di anno in anno l’obiettivo è stato pienamente raggiunto.
Sicuramente larga parte del pubblico si sarà persa dietro sigle sempre più fantasiose quali ATO, ARO, AGER, CDR, CDS, TMB acronimi ideati per indicare in larga parte decenni di fallimenti della politica verso il problema, ma ha certamente capito come sia nato, come si sia evoluto e quali siano le problematiche in cui si dibatte. Facendo capire ciò la consigliera Carrozzini è riuscita anche a far capire perché la tassa perpetui un salasso sempre più in sanguinoso per i cittadini.
Ha deluso un po la componente politica. Ci si aspettava da loro una maggiore spulciatura storica dei fatti. Avrebbe fatto capire di più, come e perché, azioni ed omissioni hanno portato a consegnare la gestione dei rifiuti nelle mani dei privati in regime di monopolio e come da ciò abbiano tratto profitto ricattando la stessa politica, laddove la politica non era collusa o quantomeno non era consenziente.
Era stato però chiesto tra le righe, da parte della conduttrice dei lavori, di non addentrarsi in certi aspetti della problematica. Peccato perché un problema perché diventi tale ha una maternità e suppone anche che risolverlo senza staccare il cordone ombelicale è utopistico.
In questo modo la rappresentazione si è conclusa dove necessariamente poteva concludersi: il problema rifiuti è allo stato dei fatti l’Araba Fenice: muore e rinasce dalle proprie ceneri o per restare in tema dalla propria spazzatura. Si è conclusa dopo aver individuato cause e vuoti legislativi. Si è conclusa dopo aver individuato i fallimenti della politica attraverso gli Ato, gli Aro, Provincie Regioni e Stato.
“Siamo spesso schiavi del privato, nell’emergenza, ci ricatta” ha dichiarato il presidente della provincia Stefano Minerva. Sarebbe stata interessante una sua analisi sulla genesi che ha portato il privato a diventare padrone incontrastato dell’affare spazzatura. Chi ha fatto nascere e proliferare l’ecomafia?
Ha poi aggiunto: “Bisogna realizzare un impianto di compostaggio a gestione pubblica per sottrarsi alla speculazione ed al ricatto del privato”. Giusto, però ci sarebbe stato bisogno anche di capire e dialogare come la politica intende gestire quell’impianto pubblico.
La Storia non è che ci abbia consegnato fulgidi esempi di sana gestione aziendale pubblica. La Storia delle aziende pubbliche, create per non lasciare in mano private settori portanti e vitali per l’economia della Nazione, son finite nella stragrande maggioranza dei casi a diventare carrozzoni della politica. Rampe di lancio o gerontocomi per politici terminali. Agrumi da spremere per finanziare i partiti, centri di assistenza e distribuzione di presidenze ed incarichi a politici trombati, posti di lavoro per fidelizzati di regime. Infine privatizzazioni per far cassa di quel poco di buono rimasto, a prezzi di realizzo, per poter continuare ad attingere e spendere.
Dalle telecomunicazioni alle autostrade, dalle ferrovie alla luce, gas, poste, banche e quant’altro. Dal 92 al 94 fu svenduto l’impero economico nazionale. Tutto privatizzato e quasi regalato a spiantati amici di partito. Oggi si ipotizza un ritorno alla gestione pubblica per gli indubbi benefici che si potranno ricavare. Magari sarà così, ma parliamone.
Il presidente Minerva aveva però spiegato che la sua presenza era finalizzata al solo rendere omaggio all’eccellente lavoro svolto da Paola Carrozzini e per porgere il suo saluto.
Anche il sindaco Amante avrebbe potuto, magari, raccontare perché è fallita la CSA. Oppure avrebbe potuto spiegare perché anche le Ato e le ARO, gestite dai Comuni, non hanno funzionato. Avrebbe potuto raccontare perché la presidenza dell’ARO 5- con Galatina comune capofila- fu commissariata e cosa stanno facendo di diverso e di migliore i suoi amici di Corigliano per non essere commissariati. Dopo quasi 5 anni siamo allo stesso punto in cui stavamo al tempo del commissariamento Montagna e con lo stesso problema irrisolto.
Rendiamo quindi omaggio al lavoro della consigliera Carrozzini e magari la invitiamo sin da ora a dare un seguito al suo lavoro con nuovi ulteriori stimoli di confronto e di dialogo tra amministratori e cittadini.