Lettere/di dott.ssa Rosalinda Colazzo.
Direttore carissimo,
sono Rosalinda, sono nata a Galatina e da qualche anno sono laureata in Scienze dell’educazione. Sono da sempre appassionata in didattica, educazione e formazione e seguo con interesse tutti i percorsi educativi che coinvolgono i giovanissimi.
Al momento lavoro per un ente di formazione in provincia di Pescara, ma ogni due settimane torno nella mia città perché ad essa molto legata. Nonostante sia lontana, seguo con interesse le vicissitudini di Galatina, tramite le varie pagine facebook ma anche grazie al suo giornale.
Le scrivo in merito ad un post apparso il 3 ottobre sul profilo del sindaco, che rilancia un comunicato scritto dall’assessore all’ambiente e che in un passaggio recita testualmente: “L’educazione ambientale è fondamentale sin da quando si è bambini – afferma l’assessore alle politiche ambientali Cristina Dettù – è per questo motivo che abbiamo deciso di aderire all’iniziativa nazionale di Legambiente e coinvolgere gli alunni delle scuole delle nostre frazioni.”
Un comunicato, questo, del tutto errato e fuorviante, e che conferma l’idea diffusa sulle non altissime competenze e conoscenze dello staff dell’assessorato all’ambiente che, pericolosamente, percorre sentieri sconosciuti. Da laureata in Scienze dell’educazione ritengo importante sottolineare la differenza tra educare, sensibilizzare e informare per far capire che l’educazione è una cosa seria e non si può improvvisare con persone inesperte o, peggio ancora, non si può far passare un’attività di sensibilizzazione come un percorso strutturato e complesso quale l’educazione.
Entriamo nel dettaglio ed iniziamo a spiegare il termine “educare”: utilizzando una descrizione semplice che si trova facilmente su internet, “nel lessico quotidiano la parola “educare” è resa con il suo significato di “trarre fuori, allevare, condurre” (dal latino educĕre), traducendosi nella promozione dello sviluppo di facoltà intellettuali, estetiche e morali della persona attraverso l’esempio e l’insegnamento. Ma se ci riferiamo al latino educare, che significa “far crescere”, intendiamo l’atto dell’educare come il frutto di un processo intenzionale – strettamente collegato alla situazione spazio-tempo – finalizzato a modificazioni comportamentali più o meno stabili.
L’educare risponde a un «processo di trasmissione intenzionale collegato a problemi di carattere etico-filosofico; […] termine che racchiude in sé il criterio che venga realizzato qualcosa che ha valore e che ha, comunque, implicazioni normative». Si tratta di un processo di «strutturazione complessivo della personalità, ottenuto attraverso un’azione intenzionale da cui scaturiscono l’apprendimento, la socializzazione e l’inculturazione del soggetto» che ha una dimensione individuale, collettiva e istituzionale.
L’educare quale atto intenzionale ha, dunque, un carattere prevalentemente pratico e si realizza in uno spazio relazionale che è sempre asimmetrico. L’agire educativo dotato di senso si caratterizza come agire mediato da relazioni interpersonali (è un’azione relazionale – educatore/educando, educatore/educatore, educando/educando) ed è fortemente connotato dalla specificità delle singole situazioni in cui prende forma (è un’azione situata). È in questo senso che assume valore strategico una progettualità libera da schemi e modelli predefiniti orientata a costruire percorsi educativi possibili: il carattere intenzionale dell’educare si misura, infatti, con la concretezza e la reificazione.”
In altre parole l’educazione è un processo complesso che accompagna i più piccoli e sostiene i più grandi, e si concretizza (nel nostro caso) con percorsi educativi curriculari, collegati sia alle materie di insegnamento sia all’ambiente circostante. Un esempio efficace (che ho pure inserito nella mia tesi di laurea su indicazione del mio relatore) sono i percorsi educativi ambientali realizzati alcuni anni fa proprio a Galatina, che hanno coinvolto tutte le scuole di ogni ordine e grado e capaci di promuovere “lo sviluppo di facoltà intellettuali, estetiche e morali degli alunni proprio attraverso l’esempio e l’insegnamento”, e completati dai laboratori di fine percorso (da qui la reificazione). Altri esempi virtuosi sono i percorsi di legalità realizzati a Bologna e Venezia o i percordi di educazione alla differenza di genere realizzati in Veneto. Se manca dunque l’insegnamento non si può parlare di educazione ma di semplice sensibilizzazione.
Analizziamo velocemente il significato di sensibilizzare: per essere semplici e brevi, dalla definizione di Treccani, sensibilizzare significa “rendere sensibile”. In pratica la sensibilizzazione è un processo composto ma non complesso che punta a stimolare l’attenzione del pubblico verso un tema specifico. Parliamo di qualcosa che è lontanissimo dall’educazione, soprattutto se si parla di educazione ambientale.
L’informazione invece è la semplice trasmissione di notizie utili a “istruire” il pubblico, che affianca normalmente la sensibilizzazione.
Per concludere non si può parlare di educazione ambientale quando si fanno eventi spot, occasionali e non inseriti in alcun contesto educativo, strutturato e complesso, come i percorsi realizzati alcuni anni fa. In questo caso sarebbe opportuno parlare di sensibilizzazione. Ma attenzione, la sensibilizzazione non aiuta a costruire cittadini attivi e i suoi effetti tendono a perdersi nel tempo se non sostenuti da continue azioni di sensibilizzazione ed informazione.
L’educazione invece contribuisce ad “allevare e condurre” (come su scritto) i più piccoli (ma anche gli adulti attraverso il Long Life Learning) verso il rispetto per l’ambiente, contribuendo a costruire “un’identità ambientale”. Bisognerebbe quindi ripartire da quei percorsi e da quella didattica se davvero si vuol parlare di “educazione ambientale” come scriveva giorni fa l’assessore all’ambiente.
Direttore, ho approfittato del suo spazio (e la ringrazio di questo) per provare a fare chiarezza su un argomento importante, con la speranza di non aver offeso nessuno e nella speranza che si torni veramente a parlare di ambiente ed educazione, con competenza e nell’interesse dei cittadini, soprattutto dei più piccoli.
La ringrazio.