Madre amareggiata racconta le sue disavventure.

Lettere/di Chiara Rossetti.

Caro Direttore,

le scrivo amareggiata, arrabbiata e delusa per la situazione in cui versa il nostro asilo nido comunale. Le anticipo che la mia bambina frequenta l’asilo di Viale Don Bosco già dallo scorso anno, quando era affidato a una gestione diversa, e la proposta educativa fornitaci mi ha sempre soddisfatta, sino ad ora.

Premetto anche che, come ogni anno, il servizio è stato avviato a ottobre inoltrato provocando a noi genitori non poco disagio.

I primi giorni di apertura, quest’anno, sono stati dedicati all’inserimento dei bambini nuovi ma anche di quelli già frequentanti, mettendo in pratica l’accoglienza outdoor come da indicazioni della nuova cooperativa che ha preso in gestione la struttura, la GeNSS di Monteroni. Va detto che questa accoglienza all’aria aperta ha mietuto non poche vittime, considerando che si è svolta in giornate che presentavano condizioni meteo non propriamente adatte a tenere un grosso numero di bambini piccoli (e spesso prevedibilmente piagnucolanti) su un porticato esposto al forte vento.

Una di queste vittime è stata proprio mia figlia, che al terzo giorno di inserimento si è beccata la prima febbre costringendomi a organizzarmi come possibile per tenerla a casa sino a guarigione.

Ho un padre malato costretto in una struttura riabilitativa lontana da Galatina e con il nido che tardava ad aprire ho faticato molto a organizzare le visite per vederlo negli ultimi tempi, rimandate nuovamente quando la bambina si è ammalata.

Dopo due settimane di assenza, proprio ieri ho riportato mia figlia al nido per poi riprenderla dopo poche ore, come consigliato dall’educatrice, in quanto non ancora abituata all’ambiente. Oggi avrei dovuto poterla lasciare lì qualche ora in più per andare a trovare finalmente mio padre se non fosse che mi son ritrovata a bussare alla porta della struttura alle ore 09.36, ben 6 minuti dopo l’orario ultimo consentito per l’arrivo dei bambini.

Ho avuto quindi un acceso scontro con la coordinatrice che mi ha vietato di lasciare la bimba invitandomi a riportarla indietro perchè non si può accedere alla struttura oltre le 9.30. Già incredula, mi sono scusata per il ritardo e ho quasi implorato di poterle affidare la bambina spiegandole anche l’appuntamento con mio padre malato al quale non potevo mancare ancora una volta. La signora in questione non ha voluto sentire ragioni e ha anche minacciato di “denunciarmi per abbandono di minore” (lo so, fa ridere) se avessi osato lasciare la bambina e andare via.

Ho ripreso mia figlia e sono andata via scioccata, recandomi subito all’Ambito dei Servizi Sociali del Comune per denunciare l’accaduto. Qui anche gli addetti hanno provato a chiamare la coordinatrice per permettermi di non mancare all’appuntamento con mio padre ma a nulla son servite le preghiere rivolte a questa signora, irremovibile nel non accettare l’ingresso a scuola di mia figlia.

Ho provato a contattare la direzione della cooperativa sociale Gens per esporre una lamentela ufficiale su quanto accaduto ma risultano essere sempre impegnati in una non meglio precisata “riunione”, promettendo di richiamare non appena possibile e ovviamente tradendo ogni aspettativa nel silenzio più totale.

Mi dica, Direttore, se secondo lei può essere ammissibile una tale rigidità e inflessibilità nonché totale mancanza di empatia da parte di persone alle quali affidiamo ogni giorno i nostri figli più piccoli.

Mi dispiace essere arrivata in ritardo a scuola, me ne rammarico, ma sa com’è con i bambini, si può calcolare ogni azione al minuto e poi mandare tutto all’aria per un pannolino sporco sull’uscio della porta che ritarda l’uscita di qualche minuto. Non posso credere che accettare l’ingresso di una bambina 6 minuti dopo l’orario consentito sia ritenuto impossibile, a maggior ragione se una madre si scusa e implora uno strappo alla regola che le permetta di recarsi in ospedale a compiere il proprio dovere di assistenza nei confronti di un padre malato.

Lo chiedo a lei, al Signor Sindaco, alla comunità tutta, se questo indegno episodio può davvero passare in sordina o se non dovrebbero essere presi i provvedimenti che mi auguro.

Come mi risulta abbiano fatto molte mamme prima di me, dall’inizio di quest’anno scolastico che vede il nostro nido affidato alla cooperativa GeNSS, ritireró mia figlia da questa struttura per iscriverla altrove, dove l’amore per i bambini sia accompagnato dalla volontà di offrire aiuto e sostegno alle loro famiglie, cosa che ahimè non puó prescindere dall’impiego di personale empatico, comprensivo o quanto meno in possesso di un minimo di umanità.

In attesa di un suo riscontro nonché di una risposta istituzionale concreta la ringrazio e cordialmente la saluto.