Cronaca/di p.z.
Ai tempi del coprifuoco, fortunatamente, io non c’ero ancora. Non ero ancora nato. Solo dalle riproduzioni sceniche ho appreso come verosimilmente potesse essere, in tempo di guerra, una città al calar della sera.
Ho appreso come verosimilmente si potesse convivere con il terrore di qualcosa che da un momento all’altro potesse succedere. L’angoscia, il terrore, il fuggi fuggi generale al lugubre suono di quella sirena che annunciava il pericolo incombente.
Se dovessi immaginare la mia città, a quei tempi, l’avrei immaginata esattamente come l’ho vista in questi primi giorni di parziale lockdovn.
Alle 18.00 è stato come se fosse scoccata l’ora del coprifuoco. Giù le saracinesche di bar, attività di ristorazione e pian piano si sono aggiunti anche coloro che avrebbero potuto restare aperti. Ma aperti a far cosa?
Complice, lunedì, quella nebbiolina che stava avvolgendo la città tutto appariva surreale, spettrale. Gli ultimi attardati passanti in giro, testa in giù, acceleravano in rientro a casa. La città in pochissimo tempo era rimasta desolatamente vuota.
Il virus sta vincendo la battaglia, noi la stiamo perdendo ogni giorno di più. La paura del contagio ha preso possesso di noi, si è insediato nella nostra mente. La cronaca, ci martella con assiduità sui nuovi casi e sull’aumento dei numeri che documentano il progredire dei contagi e dei morti nel mondo.
Non esistono più zone franche come è stato per la prima fase della pandemia, anche il nostro Salento che un po in tanti avevamo considerato una specie di paradiso fiscale sta pagando dazio.
Anche Galatina lo sta pagando. Le notizie di questi giorni, un Assessore contagiato ed una Giunta intera in quarantena, non lasciano più spazio a fantasiose interpretazioni sulla pericolosità o meno della situazione. Speriamo di poter ascoltare, o leggere, presto da parte degli interessati parole confortanti sul loro stato salute. Sarebbe diversamente tutto oltremodo preoccupante.
Auguriamoci anche di non dover vedere più in giro spavaldi spaccacocomeri che continuano ad irridere la mascherina protettiva pensando, non si capisce bene per quale grazia ricevuta, di essere immuni.
Intanto si avvicina il pagamento della terza rata della Tares, forse bisognerebbe pensare qualcosa in merito.