Rubriche/Opinioni/di Luigi Mangia
Nel 2022 ricorre il centenario del regime fascista.
Per avere una corretta visione del fascismo bisogna approfondire la vita del Duce e quella del poeta Gabriele D’Annunzio. Il 28 ottobre, del 1922, due squadre fasciste marciarono su Roma. Mussolini aspettava a Milano l’esito degli eventi e quindi era assente, anche Gabriele D’Annunzio che era stato proprio lui, durante la presa della città di Fiume a progettare una marcia sulla Capitale, era assente. Come si spiega l’assenza del poeta?
Il 12/09/1919, prendendo l’iniziativa per l’annessione della città Dalmata, D’Annunzio dava voce ai delusi della Prima Guerra Mondiale. Per la grande guerra l’Italia aveva sacrificato più di 600 mila uomini, mandato in trincea i giovani e i giovanissimi del ’99, inesperti di guerra. L’Italia si ritrovava con un debito pubblico alle stelle, i reduci disoccupati e derisi per le strade. Gli scioperi che agitavano le città, con gli operai che occupavano le fabbriche e sognavano la rivoluzione, spaventando chi temeva l’avvento del comunismo. L’Italia partecipava al tavolo dei vincitori, senza però avere successi per quanto era stato premesso dal Patto di Londra. L’Italia voleva avere parte della Dalmazia e la città di Fiume, ma il Presidente americano Woodrow Wilson assegnò alla nascente Jugoslavia, Fiume, considerandola il porto naturale della Jugoslavia. Il poeta Gabriele D’Annunzio definì la guerra: “vittoria mutilata”. D’Annunzio informò Mussolini della sua iniziativa, di occupare Fiume. L’occupazione durò sedici mesi, durante i quali fu proclamata la Reggenza italiana del Carnaro che introdusse una Costituzione libertaria, fondata sull’uguaglianza, sul socialismo rivoluzionario, sulla distribuzione dei beni e sul primato del Bello. Era l’utopia dei seguaci di D’Annunzio.
I rapporti tra Benito Mussolini e Gabriele D’Annunzio peggiorarono, il 29 ottobre, il Re diede l’incarico a Mussolini di formare il Governo. A dicembre il Duce diede alle stampe il programma del Partito Nazionale Fascista. Nel programma c’erano tutte le idee di Gabriele D’Annunzio: “l’Italia baluardo della civiltà, le corporazioni e la mobilitazione dei giovani”. D’Annunzio esce dalla scena politica si isola nei libri e vive delle opere nel suo isolamento dorato, finanziato al poeta dal fascismo. Con Gabriele D’Annunzio la comunicazione diventa forza politica, Mussolini fu molto bravo ad usarla. Dal poeta imparò soprattutto la postura del corpo e l’uso della voce. La cultura, gli artisti, il cinema e la radio assecondarono e sostennero le campagne del Duce. Non tutti, qualcuno si oppose, fra gli oppositori merita di essere ricordato, per il suo coraggio, Gaetano Martinez. Lo scultore galatinese, nella sua opera, esposta alla biennale di Venezia, mette la faccia del Duce sotto il piede della Lampada Senza Luce, facendola schiacciare fino a deformarla, in particolare il viso del Duce.
Oggi la scultura è in Piazza al centro della città e sta a testimoniare un Sud che non fu tutto fascista.