“Nel 2022 l’Amministrazione dovrà cambiare. E’ tempo di costruire un’idea di città e di governo”.

Lettere/di Andrea Salvati

In questi giorni mi sono dedicato a guardare i dati Bankitalia su depositi e prestiti notando un particolare molto interessante:

contrariamente da ciò che accade nei comuni limitrofi, il rapporto tra depositi e prestiti pende verso i prestiti: al 31 dicembre 2019 i 10 sportelli bancari di Galatina registrano 319 milioni di depositi e 337 milioni di prestiti.

Ci siamo interrogati sui motivi di questo dato e abbiamo concluso che, probabilmente, Galatina è un centro economico in cui sono cresciuti, nel 2019, gli investimenti privati mentre i comuni limitrofi (Galatone per esempio ha solo 3 sportelli con 85 milioni di depositi e 53 di prestiti) hanno avuto la funzione di mera raccolta.

Il dato della nati-mortalità delle imprese lo conferma con circa 2.000 imprese attive (numero costantemente in crescita negli ultimi anni) insistenti nel solo agro galatinese.

Il dinamismo economico ha bisogno di investimenti e di iniziative e basta percorrere la zona industriale tra Galatina e Soleto per vedere la quantità e la qualità di investimenti messi in campo dai privati. Non credo che sia secondario, in questo, ciò che il Comune di Soleto ha compiuto con ASI a livello infrastrutturale.

Io come molti ragazzi della mia generazione ho vissuto in diverse città (Ugento, Roma, Lecce e da dodici anni circa Galatina) ma in questi anni mi sono legato moltissimo a questa città, sia per motivi familiari, mio nonno e mia madre sono galatinesi, i miei figli sono galatinesi, sia per motivi economici, mia moglie ha aperto nel 2012 un B&B imprenditoriale.

Mi appare chiaro che gli esiti delle amministrazioni cittadine da quando ho fissato qui la mia residenza, il 2009, non siano stati sempre quelli sperati: senza scaricare, come di moda, la colpa alla classe politica ho visto amministrazioni traballanti con una cittadinanza distante, quasi diffidente nei confronti della cosa pubblica. Non parliamo poi dei ragazzi.

Questo ha impoverito il dibattito, creando amministrazioni e maggioranze poco coese, che hanno ruotato intorno a vicende personali e politiche senza la forza di traguardare i conflitti (inevitabili) e morendo soffocate al primo incidente. I prossimi mesi però ci danno un’occasione: nel 2022 l’amministrazione dovrà cambiare ed oggi è il tempo per costruire un’idea di città e di governo che probabilmente sarà uno dei più importanti dal dopoguerra ad oggi.

Non voglio parlare della attuale amministrazione, tutta civica e slegata dalla politica, perché la mia idea è tutta incentrata sulla politica e sulla capacità che deve avere la politica di interpretare e coinvolgere gli attori della società.

Oggi Galatina ha bisogno di un sogno, di pensare a sé stessa nel 2030; ha bisogno che una fetta ampia di classe dirigente si metta insieme intorno ad un tavolo, coniugando l’idea di Europa, il naturale posizionamento economico e sociale di Galatina (che è andato avanti in questi anni) e la visione politica.

Per fare questo dobbiamo porre a noi stessi la domanda che J.F.K. pose ai suoi cittadini il giorno del suo insediamento da Presidente degli Stati Uniti: “Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese”.

Serve che la borghesia economica e culturale si metta a lavoro, con generosità, per il successo del sistema complessivo che governa le dinamiche di sviluppo, anche quelle pubbliche. Serve che la politica si sappia aprire alla complessità della sua cittadinanza, facendo tesoro di ciò che è accaduto nel 2017, quando nessun partito è riuscito a ottenere la maggioranza lasciando l’amministrazione in mano al puro (e volenteroso) civismo. Serve che accada ciò che è stato inevitabile anche nel Governo nazionale: mettere in campo un mix di competenze, tecnica e politica di alto livello, anche a costo di un passo indietro dei partiti.

Solo l’operato, congiunto, della parte migliore della società può portare la città a riconquistare un ruolo centrare: la praticità degli imprenditori, la cultura e la serietà della borghesia culturale ed economica, la capacità di dialogare con tutti i livelli amministrativi (provincia, regione, governo) della classe dirigente politica.

Soprattutto, si devono trovare gli strumenti per parlarsi, alla luce del giorno, senza liturgie vecchie e stantìe, senza retropensieri.

Serve un cambio di passo. Non avremmo una seconda occasione.