In occasione della Giornata della Memoria ricordiamo tutte le vittime dell’Olocausto.

Cronaca/di prof.ssa Monica Paglialonga

Il 27 gennaio 1945 le truppe sovietiche dell’Armata Rossa entrano nel campo di concentramento di Auschwitz, in Polonia, rivelando al mondo i supplizi a cui erano sottoposti i perseguitati.

In molte scuole della provincia di Lecce è stato visionato il cortometraggio “Il bambino n.1337”, diretto dal regista locale Gino Brotto, con attori tutti provenienti dalla provincia e basato sul libro omonimo di Cosimoclaudio Carrozzo, commovente storia di un bambino di nome Gioele, di famiglia ebraica, deportato in un campo di concentramento. La nostra sensazione è che le scene del cortometraggio vogliano rappresentare la contrapposizione tra bene e male, tra morte e vita: ai soldati violenti, carnefici spietati, si oppongono i bambini che resistono con l’unica arma di cui sono in possesso: l’ingenuità infantile. Cercano invano di rivivere la loro vita normale, giocano come possono e cantano insieme alla loro maestra per sovrastare gli spari dei nazisti portatori di morte. La visione del cortometraggio e le riflessioni in classe hanno suscitato diverse considerazioni sul significato della Giornata della memoria e sui valori trasmessi. In questo articolo vogliamo riportare le riflessioni più significative espresse da alcuni ragazzi delle classi 2^B e 1^A della Scuola Secondaria di primo grado

 dell’Istituto Comprensivo del Polo 3 di Galatina:

Simone, classe 2^B, dice: “Per me è importante ricordare la Giornata della Memoria per portare rispetto e per testimoniare il “martirio” delle vittime dell’Olocausto che sono morte ingiustamente. Guardando il cortometraggio, in particolare mi ha colpito la scena in cui Gioele e la sua famiglia vengono cacciati dalla loro casa per essere portati nel campo di concentramento, ho capito che da quel momento hanno smesso di essere considerate persone per diventare oggetti, numeri”.

Andrea scrive “Non è facile immaginare quello che possono aver passato e vissuto quelle povere persone, perché è qualcosa di malvagio e crudele che va oltre l’immaginario umano.

Ricordo di aver letto una poesia di Primo Levi, anche lui sopravvissuto, in cui si raccontava in modo semplice tutta quella realtà crudele.

Noi ragazzi degli anni 2000, di certo, non possiamo neppure riuscire a immaginare ciò che ha passato un ragazzino durante la prigionia; siamo abituati ad avere tutto e a lamentarci di tutto: di un pranzo non “buono”, di una felpa che non è alla moda, di un cellulare nuovo se non è migliore di quello dei nostri amici.

Guardando il cortometraggio “Il bambino n.1337”, ho provato profonda tristezza e dispiacere per quelle povere famiglie distrutte dalle condizioni a cui erano sottoposte e nel vedere come i legami affettivi venivano spezzati per un “sì” o un “no” del gerarca di turno.

La scena che mi ha colpito di più è stata quella in cui Gioele riceve un panino da un ragazzo tedesco, mi è sembrato un gesto di solidarietà e umana compassione che nei campi, da parte dei nazisti, mancava”.

Alessandro riflette così: “Per me la Giornata della Memoria va celebrata soprattutto da noi ragazzi che dobbiamo ricordare affinchè non accadano mai più atrocità simili anche se purtroppo c’è chi ancora segue ideologie nazifasciste e razziste.

La parte più emozionante del cortometraggio è stata quando i bambini cantavano insieme alla loro maestra per non sentire gli spari dei soldati tedeschi che intanto compivano le loro esecuzioni, i bambini erano ignari di cosa stesse accadendo anche del fatto che la vittima poteva essere un loro familiare.

Quella scena mi ha trasmesso un senso di precarietà, ho compreso come nei campi si viveva sul filo del rasoio, si poteva morire da un momento all’altro, anche solo per disobbedienza agli ordini dei soldati tedeschi”.

Amelie scrive “Quando si pensa che uno straniero o chiunque si percepisca “diverso” da noi sia un nemico, si pongono le premesse di una catena al cui culmine c’è stato e rischia di trovarsi ancora il ghetto, il lager, il campo di sterminio. Bisogna ricordare il male commesso.

Mi ha colpito molto la scena del cortometraggio in cui i prigionieri, ebrei, omosessuali, oppositori politici e altri considerati inferiori, vengono deportati senza alcuna pietà nei campi di concentramento. Mi disgusta il fatto che furono uccisi solo perché contrari ai fondamenti del nazifascismo.”

Michele dice: “Non credo ci siano tante parole per descrivere lo scempio, l’atto disgustoso commesso dai tedeschi nazisti che hanno violato tutti i diritti umani. Persone considerate cose, schiavi senza dignità né libertà; la condizione in cui si trovavano era una via di mezzo tra l’essere ancora in vita o essere trapassati.

La Giornata della Memoria serve proprio a commemorare tutte le vittime innocenti e a rendere onore ai sopravvissuti che ce l’hanno fatta per raccontare una pagina così triste della storia dell’uomo.

Tra le scene del cortometraggio visionato in classe mi hanno commosso soprattutto quelle in cui è stato ben rappresentato l’attaccamento alla vita dei deportati, la loro tenacia nel volercela fare anche se sapevano che la loro fine sarebbe presto arrivata.

La scena più commovente per me è quella in cui le madri cullano i loro figli piccoli, cantando loro una ninna-nanna dolcissima e cercando di farli dormire tranquilli nonostante tutto. Quella melodia dolce e amara nello stesso tempo risuona ancora nella mia testa”.

Ecco alcune semplici ma toccanti e significative riflessioni degli alunni della classe 1^ A:

 “Nessun uomo, per nessuna ideologia, dovrebbe usare violenza contro i suoi simili, strappare i figli alle madri, separare con la forza le mogli dai mariti; la famiglia deve essere sempre rispettata e protetta. Questo non è accaduto nei campi nazisti, dobbiamo ricordarlo!”.

 “Grazie alle riflessioni e alle attività legate alla Giornata della Memoria ho appreso le tristi vicende accadute in passato. Penso che il rispetto e la dignità di ogni persona non debbano mai essere calpestati, ma sempre tutelati”.

 “La mia riflessione personale sulla triste vicenda dell’Olocausto è: “Perché bisogna uccidere e torturare persone innocenti? Perché sono di diversa nazionalità, religione, colore della pelle? Per me è assurdo”.

“Ci siamo emozionati molto vedendo la storia di Gioele sopravvissuto ad Auschwitz, un innocente che nei suoi primi anni di vita ha perso gli affetti più cari come la nonna e la mamma. Ci ha colpito la disperazione di quel bambino n. 1337 che, con un carboncino, segnava sul muro del campo di prigionia i giorni trascorsi senza la sua mamma, forse illudendosi che prima o poi sarebbe tornata”.

Siamo convinti che Giornata della  memoria non si possa esaurire il 27 gennaio, pensiamo che i ricordi debbano essere custoditi come bene prezioso da cui attingere insegnamenti, per questo continueremo il lavoro iniziato, impegnandoci in un’attività a lungo termine: concluderemo la lettura del libro e, con il supporto dei docenti, ci metteremo in gioco in prima persona per organizzare un incontro con Cosimoclaudio Carrozzo e Gino Brotto con l’intento di mettere a confronto i due diversi modi di raccontare la storia di Gioele, il bambino n. 1337.