A scoprire il monumento furono il Prefetto di Lecce e l’on. Achille Starace
Galatina, ore 18.30 del 2 luglio 1928: S.E. Giovanni Maria Formica, nuovo Prefetto Fascista di Lecce, insieme all’On. Achille Starace, al Segretario Federale Cav. Aldo Palmentola e alla presenza del Podestà Domenico Galluccio, inaugura il Monumento ai Caduti della Grande Guerra. Accanto al monumento è stata eretta la tribuna e, in un recinto, sistemate le sedie per i molti ospiti.
Ci sono circa 10.000 persone in quel caldo pomeriggio d’estate in Piazza Alighieri, giunte dopo un lungo corteo per le vie cittadine. Sfilano inquadrati, con passo marziale e disciplinati i Balilla e le Piccole Italiane; i Marinaretti e gli Avanguardisti di Gallipoli marciano al suono della loro musica e, precedute dai brani della banda di Carovigno, seguono le Associazioni e le Federazioni dei muratori, dei conciai, dei rimondatori, dei panettieri, dei mezzadri, accompagnate dalle madrine, compresa la moglie dell’on. Starace. Numerosissime sono anche le tabacchine, oltre ai Sindacati e Fasci della Provincia, nonché le rappresentanze municipali. Non sono presenti gli operai. In prima fila, ci sono le madri e le vedove dei nostri caduti.
Il gerarca Starace, il Prefetto e le autorità, scesi dal Municipio, si recano in piazza e, al loro apparire, la folla applaude a lungo tanto che Starace, sorridendo compiaciuto, risponde con il saluto romano. Essi prendono posto nella tribuna e il parroco, reverendo canonico Tondi, benedice prima i gagliardetti dei Sindacati poi, con rito solenne, il monumento che, liberato dai lenzuoli bianchi, appare in tutta la sua bellezza. Le bande eseguono l’inno del Piave e la Marcia Reale, le campane suonano a festa e contemporaneamente le bandiere, i gagliardetti e i labari si abbassano e le Piccole Italiane lanciano in aria fiori variopinti e le autorità, sull’attenti, salutano romanamente. Il reverendo Tondi, molto commosso, pronuncia un erudito discorso, il dr. Vito Vallone, presidente del “Comitato pro monumento”, nel consegnarlo simbolicamente al Podestà, che a sua volta lo affida alla città, ricorda coloro che… vengono oggi dal san Michele, dal fiume sacro, dal colle di Redipuglia ed assistono le anime fiere dei nostri morti. Segue, annunciato dall’attenti e dagli applausi della gente, il lungo discorso dell’on. Starace, interrotto sovente da lunghi eia, eia, alalà. Non parla da politico, né da gerarca, ma da soldato, da bersagliere che non ha mai indietreggiato e mai conosciuto la sconfitta, compagno di quei valorosi che dormono il sonno eterno della gloria. Egli li ricorda quando correvano alla frontiera per affermare il diritto dell’Italia nel mondo, quando cantavano le canzoni di guerra e quando, balzando dalla trincea, affrontarono il pericolo, la morte. Invita inoltre i cittadini a considerare la Piazza come un Tempio Sacro, …dove la pietra e il bronzo eternano ed onorano gli eroi che alla sublime prova caddero sul campo dell’onore.
L’avventura del Monumento inizia nel gennaio del 1921 con un contributo del Comune di £. 5.000. Tutto cade nel dimenticatoio sino a quando, con una lettera diretta al Commissario Prefettizio dr. Giuseppe Festa, la signora Giuseppina Lazzari-Colaci, presidente della Associazione madri e vedovedi guerra, chiede di ricostituire il comitato per il monumento ai caduti poiché essi dal …silenzio della tomba reclamano il ricordo e la riconoscenza.