Torniamo ad occuparci della vicenda delle dimissioni dell’assessore Lisi e dell’individuazione del suo successore perché ci sarebbero delle novità.

Novità che riguarderebbero da un lato nuovi nomi che si affacciano sul tavolo del dibattito per la successione e dall’altro riguarderebbero il momento delle dimissioni stesse. Di cui a questo punto si potrebbe iniziare a dubitare.

Proviamo a spiegarvi il perché. Partiamo da alcune voci che abbiamo raccolto nei comitati del centrodestra leccese in questi giorni e che hanno trovato conferma in una delibera della giunta comunale dello scorso 10 maggio.

Ma andiamo con ordine. Le trattative, come detto già in altri nostri pezzi, sarebbero in una fase di stallo perché quella casella spetterebbe alla Lega, partito impegnato a tenere dentro quante più anime possibili in vista delle elezioni europee del prossimo 8 e 9 giugno, ed in particolare spingere sulla candidatura del senatore ex fittiano Roberto Marti.

Giusto per far capire quanto sia largo questo fronte politico-elettorale, negli scorsi giorni presso l’Hotel Hermitage si sarebbe svolto un incontro pubblico a sostegno della candidatura dello stesso Marti e pare siano intervenuti tra il pubblico Fabio Vergine, Pierluigi Mandorino, Carmine Perrone, Angelo Sambati, Michele De Paolis, Pippi Mellone, la sua assessora Giulia Puglia, Andrea Gatto e, al tavolo della presidenza accanto allo stesso Marti, Giuseppe Spoti.

Presente all’incontro anche il direttore di Colacem, Massimo Giaccari, ed altri noti imprenditori galatinesi.

Fronte ampio, come detto, che non va spezzato, almeno fino alle elezioni europee, al fine di non scontentare nessuno. Ma ciò non impedisce che ci siano voci che continuano a circolare, sempre in ambito Lega. L’ultimo nome venuto fuori è quello dell’avvocato Mario Viola, già candidato nella lista Puglia Popolare Galatina alle ultime elezioni comunali a sostegno di Marcello Amante, e braccio destro di Michele De Paolis, ormai uomo della Lega e di Marti a tutti gli effetti.

Questo nome, in particolare, pur avendo coperture nazionali, non avendo copertura in consiglio, sarebbe un rischio per la tenuta di quei consiglieri che aspirano a quella postazione.

Tornando invece all’altro aspetto della questione, la novità clamorosa sarebbe che le dimissioni di Lisi non sarebbero certe. Cioè, sono state scritte, comunicate, magari anche consegnate, non sappiamo se nelle mani del sindaco o di chi altri. Ma a quanto è dato di sapere non sarebbero state protocollate.

Lo dicono a mezza bocca i referenti provinciali impegnati nella campagna elettorale di Lecce che avevano sollecitato un impiego maggiore dell’ex onorevole leccese a supporto della sua candidata sindaca Adriana Poli Bortone.

Lo avrebbero sollecitato i vertici provinciali del centrosinistra, pare ancora influenti su Vergine e che avrebbero gradito poco il doppio ruolo giocato in commedia da Lisi stesso. Però tutte queste pressioni pare abbiamo determinato solo un annuncio: dimissioni annunciate, quindi, ma …. Come se si volesse conservare il posto fino alla fine delle elezioni di Lecce.

Ovviamente questo giochetto non farebbe conservare a Lisi solo il posto ma forse anche lo stipendio. Sarà sicuramente un dettaglio. Mica vogliamo credere che l’ex onorevole del fu Popolo della Libertà stia facendo tutto questo solo per lo stipendio. Suvvia.

Ma ecco la prova. Un pò come dire che il diavolo fa le pentole ma non il coperchio. Sono state pubblicate sull’albo pretorio del Comune di Galatina diverse delibere del 10 maggio… e come potete vedere nel frontespizio, Lisi risulta ancora componente della Giunta, perchè è dato come assente e non dimissionario.

Cioè, ben 15 giorni dopo le presunte dimissioni, comunicate a mezzo stampa e social dai megafoni della maggioranza, Lisi avrebbe ancora il suo posto in Giunta insieme agli altri assessori. Svista? Refuso? Errore dell’ufficio che prepara le delibere? Magari sarà la versione che ci verrà riferita ma solo una cosa potrebbe fugare ogni dubbio: la lettera delle dimissioni protocollata, quello che giusto manca per porre fine alla commedia.