Il Sedile

Galatina/Liberateci dai ribassi del prezzo a base d’asta.

Cronaca/di p.z.

Ho sempre avuto in profonda antipatia le gare effettuate a ribasso d’asta o “dell’offerta economicamente più vantaggiosa per l’Ente”.

Secondo questo criterio l’Ente fissa un prezzo base, vince la gara, tra tutti i partecipanti, colui che ha presentato il prezzo più basso rispetto a quello indicato dall’Ente.

La mia antipatia al metodo nasce dalla convinzione che se il prezzo posto a base d’asta è stato ricavato utilizzando un prezzario ufficiale ritenuto equo e corrispondente ai prezzi di mercato non si capisce perché si debba chiedere all’operatore economico di abbassare il prezzo per aggiudicarsi la gara.

Suppongo, a ragion veduta, che da qualche parte l’imprenditore debba poi “stringere” per recuperare il ribasso e produrre profitto per la sua azienda. Se così non fosse sarebbe un’azienda destinata al fallimento.

Se, invece, così fosse il mio pensiero si rivolge al ponte Morandi di Genova, alle tantissime opere pubbliche che da poco tempo finite presentano già segni di deterioramento dovuto all’utilizzo di materiale di scarsa qualità, penso al lavoro nero, penso a lavori incompiuti per mancata revisione dei prezzi o altri mezzucci che a lavori in corso avrebbero dovuto far lievitare il prezzo contrattuale originario.

Poi ci sono quelli che in un modo o nell’altro la revisione e rimodulazione del piano economico originario immancabilmente riescono a spuntarla per “imprevisti ed imprevedibili” sopravvenuti intoppi.

Un esempio, tra i tanti, di questa tipologia restando nei confini di casa nostra, è la Determina n.713 del 06 ottobre 2020 della Direzione del Territorio e Qualità urbana.

Dalla Determina si apprende che il Comune di Galatina ha provveduto ad assegnare i lavori di manutenzione straordinaria di alcune strade in Galatina e Frazioni ad una ditta barese che se li era aggiudicati grazie ad un ribasso vertiginoso del 32,38% sul prezzo a ribasso d’asta.

Prezzo complessivo dei lavori da eseguire era di 297.000 euro dei quali 256.993 soggetti a ribasso. L’azienda in questione con il ribasso del 32,38% aveva decurtato gli originari 256.993 a soli 173.993 euro ben 91.000 in meno. Come avrebbe potuto mai pagare manodopera, materiale ed eseguire i lavori a regola d’arte?

Presto detto. “Durante l’esecuzione dei lavori – scrive il Dirigente dei Lavori Pubblici – si è rilevata la necessità di eseguire lavori non previsti nel progetto principale, di completamento agli interventi programmati, denominati Maggiori Lavori 1

Questi “ulteriori lavori” sono affidati alla stessa ditta per un importo netto di 19.500 euro oltre IVA, somme che sono state utilizzate dal ribasso d’asta.

Non è finita qui. “Durante l’esecuzione delle opere – scrive ancora il Dirigente – a causa delle pessime condizioni del sottofondo stradale, rilevate successivamente alla esecuzione dei lavori di fresatura del manto superficiale, si
è evidenziata la necessità di maggiori risagomature del manto stradale bituminoso, con
conseguente necessità di redigere una variante in corso d’opera

Questa ulteriore “variante in corso d’opera” ha portato ad un ulteriore esborso a favore della medesima impresa di € 50.729,36 oltre IVA.

Ecco come il ribasso d’asta iniziale si è volatilizzato. Adesso sono meno preoccupato su come farà l’azienda a pagare i salari, gli oneri sociali, fiscali e avere il suo giusto profitto.

Ritengo, però, sarebbe di gran lunga preferibile, piuttosto che ricorrere ai ribassi d’asta quale metodo di valutazione della qualità di un’offerta, affidarsi alle migliorie che, invariato il prezzo posto a base di gara, i partecipanti sono disponibili ad apportare rispetto all’originario progetto.

Chissà perché questo criterio riscuote così scarso successo presso le Direzioni dei lavori Pubblici? Secondo voi perché?

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