Cronaca

Sono state giornate movimentate per il nostro centro storico e per quel movimento commerciale-ristorativo che va sotto il nome di movida. Sulle colonne del nostro giornale avevamo già dato conto, nelle settimane scorse, dei litigi tra esercenti, litigi che hanno preso la strada di dibattimenti legali e sui quali ancora pendono giudizi.

Questa settimana invece si sono aggiunti due capitoli che servono, qualora ce ne fosse bisogno, a completare il quadro di quanto sia ormai fuori controllo la movida galatinese.

Sabato sera, come già ricordato in un apposito articolo in altra pagina, la Polizia di Stato ha effettuato dei controlli presso esercizi commerciali “frequentati da giovani e giovanissimi” elevando due contestazioni ad altrettanti esercizi commerciali, uno dei quali nella “centralissima Piazza San Pietro” mentre l’altro “ubicato nei pressi di un parco a causa della diffusione di musica oltre l’orario consentito”.

Nulla di nuovo, direte voi. Ma fino ad un certo punto.
La novità delle ultime ore è data dal fatto che questa volta a sancire l’illegalità della movida galatinese non sono soltanto i residenti esasperati dalla situazione e nemmeno i titolari di quelle attività che invece rispettano le regole e si vedono mortificati nel loro lavoro, perché va detto, a non tutti i locali di Galatina e nemmeno del centro storico sono attribuibili comportamenti scorretti.

Questa volta l’illegalità della movida galatinese viene sancita dall’autorità giudiziaria che lo fa con parole durissime nei confronti soprattutto del comune di Galatina.
Abbiamo letto e riletto più volte alcuni passaggi della sentenza emessa a seguito dell’azione di un residente e di un titolare di un’attività ricettiva e nemmeno noi avremmo potuto fotografare in modo tanto lucido e duro il comportamento del comune di Galatina. Crediamo che tali parole si debbano leggere in versione originale affinché si capisca la portata della sentenza.

“Sembra dunque comprovata – scrive la giudice designata, Caterina Stasi – la totale mancanza di controlli da parte dell’ente civico in ordine al rispetto delle modalità di esercizio delle attività commerciali adibite a bar e intrattenimento nelle ore serali e notturne; del resto, il Comune resistente non ha neppure allegato, né offerto di provare, la sussistenza di adeguata vigilanza, ad esempio per il tramite della Polizia Locale, sui luoghi prediletti della locale movida e, a ben vedere, non ha neppure dedotto l’eventuale esistenza di un regolamento o di un altro provvedimento comunale che preveda adeguate fasce orarie o limitazioni nel volume per l’emissione di musica dal vivo o all’aperto, limitandosi a ribattere alle doglianze del ricorrente che costui non avesse sufficientemente insistito nel chiedere l’intervento della Polizia di Stato”.
Parole durissime verso l’ente che, non solo non mette in atto i controlli dovuti lasciando che la movida, e la piazza in particolare, sia ormai un far west in cui tutto è lecito, soprattutto per alcuni locali, ma irride anche i cittadini che si rivolgono ad esso in cerca di rispetto delle regole ribattendo che “non hanno sufficientemente insistito con la Polizia di Stato”.
E ancora: “a fronte delle missive inviate dai ricorrenti al Comune di Galatina, l’ente civico non si è degnato neppure di rispondere o di contestare alcunché, rimanendo del tutto inerte”.
Quindi, non solo non si procede ai controlli, ma non ci si degna nemmeno di rispondere ai cittadini che pongono questioni che – a detta del giudice – attengono alla salute. Infatti, di “pregiudizio al diritto alla salute, compromesso dal continuo disturbo del sonno e della quiete domestica” si parla anche nella sentenza.

Dopotutto, che ci trovassimo di fronte ad una situazione di lassismo totale lo si può constatare ogni sera, percorrendo corso Porta Luce o piazza Alighieri e osservando il parcheggio selvaggio che ormai regna sovrano da un certo orario in poi. Ma anche durante le ore in cui i vigili sono al lavoro, la situazione cambia poco. Tantissime sono infatti le foto che abbiamo ricevuto in questi mesi in redazione circa le pessime abitudini del cittadini di parcheggiare in seconda e terza fila in piazza San Pietro.

Oggi questa sentenza mette un punto fermo. E condanna il comune alle spese legali e a “porre in essere tutti i controlli necessari a preservare il contenimento delle emissioni nei limiti della tollerabilità, imponendo l’osservanza, da parte degli esercenti attività ricreative e/o commerciali site nel centro abitato, alla norma in vigore”

Come riesca a fare un’amministrazione “leggera” nel rispetto delle leggi, delle procedure amministrative e delle regole della civile convivenza ad ottenere il rispetto delle stesse da parte di operatori commerciali cui finora tutto è stato concesso resta l’unico mistero non chiarito dalla sentenza. Ma su questo, solo il tempo potrà fornirci risposte.