Cronaca/Giudiziaria/di Redazione
Bruno Dollorenzo, 51enne nativo di Sogliano Cavour ma residente a Galatina dove gestiva l’Aquilone, una casa famiglia in cui venivano ospitati giovani che la vita aveva messo a dura prova e che in essa speravano di trovare parziale sollievo al loro disagio, era stato condannato in primo grado a 7 anni e 6 mesi. La sezione promiscua della Corte d’Appello di Lecce ha ridotto la condanna a 2 anni e 6 mesi eliminando la pena accessoria dell’interdizione perpetua dai pubblici uffici.
Sempre in primo grado Dollorenzo era stato condannato anche a risarcire due ospiti della casa famiglia con 35.000 euro ciascuno oltre a 7.5oo euro per il Comune di Galatone.
Abuso dei mezzi correttivi, maltrattamenti e violenza privata le accuse contestate all’uomo arrestato nell’aprile del 2013 a seguito di un’indagine condotta dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria in servizio presso la Procura di Lecce.
Gli accertamenti dei militi svelarono situazioni raccapriccianti che si sarebbero verificate all’interno del contesto della casa -famiglia tra il 2009 e il 2012.
Ragazzini rimasti in ginocchio per ore a lavare i piatti o a mangiare in disparte. Abbigliamento usato, una sola doccia a settimana e senza ricambio della biancheria intima. Frequentazione della scuola senza libri, quaderni, occhiali da vista e merenda nonostante Dollorenzo riscuotesse una retta giornaliera di 75 euro per minore.
A tutto ciò bisogna unire, come testimoniato da un giovane di Brindisi fuggito dalla casa-famiglia e presentatosi in in caserma per denunciare la sua fuga dalla comunità e le motivazioni del suo gesto che diedero poi il via all’indagine, il ragazzo insieme ad altri compagni sarebbe stato preso a cinghiate e a colpi di stracci bagnati.
Come già detto il Dollorenzo fu condannato in primo grado a 7 anni e 6 mesi oltre a sanzioni pecuniarie. Ora, in sede d’Appello, la condanna è stata ridotta a 2 anni e sei mesi e bisognerà attendere il deposito delle motivazioni per capire come e perché la sezione promiscua della Corte d’Appello di Lecce abbia ritenuto opportuno ridurre la pena.