Cronaca/di p.z.

“Quando un popolo non ha più un senso vitale del suo passato, si spegne. Si diventa creatori anche noi quando si ha un passato. La giovinezza dei popoli è una ricca vecchiaia”.

Come si può non essere d’accordo con Pavese?

Purtroppo Galatina sembra essere un paese di soli contemporanei, senza antenati perché senza memoria di se stessi.

Osservavo giorni fa una foto pubblicata su un social network in cui era raffigurata la signorina De Maria, con l’on. Aldo Moro, mentre tagliava il nastro inaugurale del S. Caterina Novella. Se ai nostri giorni ci fosse stata ancora lei, che insieme al fratello vollero fortemente quel P.O. , col cavolo che qualcuno si sarebbe mai permesso di metterci il naso. Invece l’hanno fatto.

La Fiera di Galatina nacque nell’immediato dopoguerra ospitato nella sede della Scuola Elementare di piazza F. Cesari per iniziativa di un gruppo di artigiani locali. Percorse un lungo cammino fino a giungere ad avere una propria sede e diventare Fiera Nazionale. Alcuni anni fa, ormai ridotta a sola Fiera del Salento, l’hanno fatta fallire. Del Quartiere Fieristico, a quei tempi secondo solo a quello di Bari, chiunque puó veder ciò che è rimasto.

Potremmo allargare il nostro discorso spingendoci in altri campi, magari meno impegnativi, ma pur sempre testimonianze della scarsa sensibilità al nostro retaggio storico. Il calcio con l’US Galatina ebbe presenza sino alla serie C2. Oggi é scomparso del tutto. Il Tarantolismo, spettacolarizzato è stato esportato a Melpignano e veicolato con la “Notte della Taranta”. Oggi per avere un “mozzicone” di manifestazione dobbiamo pagare dazio agli amici che hanno capito meglio dei nostri politici quanto quel passato poteva poteva essere attualizzato e creare businnes. E dire che l”iniziativa era stata offerta ai nostri amministratori del tempo…la scartarono.

In altri tempi il Palazzetto dello sport, lo Stadio dei Diecimila erano un fiore all’occhiello dell’impiantistica sportiva, non solo di Galatina ma dell”intero Salento. Oggi abbiamo il Palestrone di via Montinari con la pavimentazione in calcestruzzo. Potrei continuare con gli illustri personaggi del nostro passato che forse la maggior parte dei nostri giovani al massimo conoscono solo di nome: Cavoti, Vignola, Martinez, Siciliani, Toma etc.. Un passato ricoperto da una densa e fuliginosa coltre di vuota memoria storica.

L’ultimo esempio, a conferma di tutto quanto detto sul nostro vuoto di memoria storica e della incapacità di riviverlo (anche) creativamente nel presente, è offerto dal decreto sindacale n. 20 del 14 maggio 2019.

Con esso l’Associazione Culturale “Autori Matinesi-Centro Studi A. Bello” ha chiesto alla nostra Amministrazione di concedere il patrocinio del nostro Comune per la serata di premiazione dei finalisti del premio di giornalismo ‘Aldo Bello” che si svolgerà a Matino il 1 giugno 2019.

Sarà mai che qualcuno abbia almeno sentito una strizzatina alla bocca dello stomaco di fronte a tale richiesta? Come minimo sindacale mi auguro di si visto che stiamo parlando di un nostro illustre concittadino distintosi ed affermatosi nel panorama del giornalismo nazionale.

La motivazione con cui il sindaco Amante ha accolto e concesso il patrocinio è che “l’iniziativa in argomento è finalizzata a commemorare il ricordo di Aldo Bello e ad incentivare la diffusione della scrittura giornalistica tra i giovani studenti del triennio delle scuole superiori del Salento nonchè valorizzare il patrimonio artistico e culturale del Salento“.

Chissà quando le avrà scoperte tutte queste belle cose in una iniziativa siffatta e principalmente perchè per scoprirle devono essere stati gli altri ad averle fatte attingendo al nostro bagaglio storico culturale. In ogni caso, fermandoci al solo scritto, meglio tardi che mai.