In corso una gara di solidarietà tra dipendenti e direzione dell’ex fabbrica in cui lavorava la ragazza.

Cronaca/di Redazione

La stampa sabauda odierna ha arricchito di altri significativi particolari la tragica vicenda che ha visto quale epilogo la morte della giovane galatinese Carmen e pare proprio di capire che l’imputazione di omicidio potrebbe non essere la sola perché potrebbero presto unirsi due altre per tentato omicidio.

I fatti secondo le testimonianze riportate agli inquirenti da parte dei testimoni sarebbero andati così. I due, anzi i 4, Simona, Loriana, Carmen e Mehdi si sarebbero conosciuti quella sera, lui aveva offerto da bere a tutte e tre le amiche: «Pago io» ripeteva alla barista. Poi Mehdi e Carmen sarebbero saliti in una camera che viene affittata anche ad ore.

Una volta in camera l’uomo è stato subito violento, le ha messo le
mani al collo, forse ha tentato di strangolarla. Lei si è spaventata, ha urlato, è corsa giù per le scale per raggiungere le amiche Simona, David e Loriana che erano ancora sedute al tavolino. L’uomo l’ha inseguita con un coltellaccio da cucina: lama (senza pugnale) lunga 30 cm. L’ha colpita alla
schiena più volte. La barista, Anna è sopravvissuta perché avvertita dal figlio di 25 anni che aveva sentito le urla provenire dalla camera.


Mehdi ha ferito anche le altre due donne e non è improbabile l’ipotesi che oltre all’assassinio di Carmen, vengano contestati altri due tentati omicidi. Simona è riparata in bagno, l’amica Loriana e il giovane sono rimasti tra i tavolini a cercare di fermare l’assassino.
Gli hanno lanciato addosso di tutto: «Abbiamo chiamato i carabinieri» gli hanno detto nel tentativo di farlo desistere.
Il resto è storia di un femminicidio, di un criminale o un disadattato rifiutato che ha ucciso con rabbia e violenza.


Una ragazza di appena 18 anni che non attraversava un momento economicamente florido e con la madre a carico bisognosa di cure. Dicono, in paese, facesse di tutto, per continuare a garantirle una vita dignitosa. Perché l’amava. L’infortunio che la stava tenendo lontana dalla fabbrica era un problema. E poi c’era il trasloco da fare, un intervento chirurgico da sostenere.

I colleghi di lavoro di Carmen hanno messo in campo un’iniziativa per aiutare la famiglia della vittima. Una gara di solidarietà su base esclusivamente volontaria. Ogni dipedente si tasserà dell’equivalente di due ad otto ore di lavoro mentre il direttore dello stabilimento ha aggiunto che «L’azienda ha deciso che donerà 2 ore per ogni ora donata dai suoi
dipendenti».