Cronaca/Politica/di Giampiero De Pascalis
Va bene che per la pandemia dobbiamo essere più comprensivi verso chi governa, ma guai ad esagerare. Mi pare che di esagerazioni dobbiamo parlare a proposito di quanto sta accadendo all’Ospedale di Galatina.
La Regione Puglia ha deciso di convertire l’intero nosocomio alla cura del Covid. Hanno chiuso l’Ospedale senza che vi fossero le condizioni per una ripartenza con la cura dei pazienti Covid facendo un doppio danno al Salento che non ha più un ospedale per la cura dei no-Covid verso i quali l’offerta di servizi è sempre più ridotta e non ha neppure un ospedale dedicato ai Covid.
Chissà se la Corte dei Conti avrà eccezioni al riguardo, ma ora il problema sta in questo imbarazzante e dannoso limbo.
Eppure nessuno parla, non si sente la voce dei sindaci del distretto socio sanitario, non si sente la voce dell’opposizione peraltro già timida nella prima legislatura guidata da Emiliano. Si consuma la distruzione dell’Ospedale di Galatina nell’indifferenza generale.
Mi domando come sia stato possibile ipotizzare di destinare alla cura del Covid un ospedale la cui terapia intensiva e semi-intesiva è scritta solo sulla carta, non c’è un’area cuore pur essendo ormai noto che il contagio può determinare problemi cardiaci, non c’è una Pneumologia visto che – sempre la Regione – ha deciso di chiuderla.
Nel frattempo, a pochi giorni di distanza dalla chiusura dell’Ospedale, la Asl di Lecce ha destinato al Covid il Dea che ha una capacità di 330 posti letto. Qual è la ratio di tutto questo pasticcio? La Regione ha chiesto alla Asl di Lecce 380 posti per fine mese. Con la destinazione del Dea al Covid non ha più senso continuare a tenere chiuso Galatina e mi appello all’assessore regionale alle Politiche della Salute, Pier Luigi Lopalco, affinché metta ordine e restituisca l’Ospedale al territorio.
Mi auguro che tutta questa confusione non sia la premessa per dare un colpo mortale al Santa Caterina Novella: a pensar male, a volte si colpisce nel segno.