Rubriche/Opinioni/di Luigi Mangia

Tutti scappano dai partiti in crisi, per rompere con il passato e presentarsi agli elettori con la faccia nuova e con le buone intenzioni. Il dizionario della politica si arricchisce di nuovo parole: “marmellata civica”, rimane segreta la ricetta delle liste.

La città per adesso, è confusa, perché sono tante le parole sentite, poco chiare per l’elettorato. La narrazione è quella fatta con la matita rossa, usata con sapiente maestria per segnare gli errori e i fallimenti degli altri. L’autocritica, forse, si troverà nelle note dei rispettivi programmi. Il disegno di città, dello sviluppo culturale economico e sociale, del futuro dei giovani, del ruolo delle donne, è ancora un quaderno di pagine bianche, in cui sono indicati solo i titoli del programma da presentare per chiedere il voto.

Il PNRR mette a disposizione molti soldi. Le regioni e i sindaci hanno un ruolo fondamentale nella progettazione, nella redazione e nell’assegnazione dei finanziamenti, sia dei progetti, sia delle grandi opere. La filosofia del piano per l’Europa è quella di risolvere nello sviluppo l’antica contrapposizione Nord – Sud del Paese a partire dagli asili nido alla sanità; dalla mobilità alla scuola; dalla formazione all’Università; dalla lotta alla cultura dell’illegalità alla Pubblica Amministrazione corretta e trasparente.

L’occasione è quella di portare la politica fuori dal circuito della raccomandazione. Per amministrare serve molta preparazione, intelligenza e ambizione. La “marmellata civica” non è il cambiamento della politica. L’orizzonte, infatti, continua ad essere ancora quello del passato, fatto di volti e parole vecchie, scadute, senza avere la fiducia della gente.

Il poeta Pierpaolo Pasolini, di cui nel 2022 ricorre il centenario della nascita, ci ha insegnato a trovare nel passato la forza per progettare il futuro, capace però di affermare l’uomo nuovo nella luce delle parole, nella forza della tradizione, nel cambiamento della liberazione lungo la strada della rivoluzione. Il poeta Pasolini conosceva il Sud, lo aveva studiato seguendo gli studi di Ernesto De Martino. Il poeta nato a Bologna aveva stima e ammirazione per i contadini e si innamorò del profumo della loro pelle.

Nella raccolta “Le ceneri di Gramsci”, Il pianto della Scavatrice declina la grande passione e la visione di un futuro diverso:

“solo l’amore, solo il conoscere,

 conta, non l’aver amato,

non l’aver conosciuto. Dà angoscia.

Il vivere di un consumato

amore. L’anima non scresce più.”