Stefania Di Silvestro ha 12 anni. Ha frequentato la seconda media alla G. Pascoli di Galatina. <Voglio con questo scritto dare il mio piccolo contributo alla lotta contro la mafia, potete pubblicarlo?> Lo facciamo con piacere.
Nella piccola stazione di Polizia di Roger City il detective George Mac Raley si trovò ad indagare su un caso certamente non facile e per lui assai doloroso. Si trattava della morte Mike Doger , un suo caro amico. Doger era proprietario di un piccolo supermarket. Come tutti i negozianti del posto anche Doger doveva pagare il pizzo alla mafia e poiché si era indebitato fino alle cime dei capelli, per poter saldare i suoi debiti con la mafia decise di entrare a farne parte con il vero obiettivo, però, di poterla combattere e distruggerla. Mac Raley scoprì tutto dopo la morte dell’amico e capì anche chi era stato il mandante del suo assassinio. Aveva, però, bisogno di prove, e per averle non gli restava che infiltrarsi ed accattivarsi le simpatie del capo mafia. Cercò il loro rifugio per molti mesi ed un giorno, casualmente, lo trovò. In un magazzino abbandonato notò uno strano movimento e incuriosito vi entrò. Spiò da una finestra e vide seduti attorno ad un tavolo alcuni mafiosi. Decise allora di uscire allo scoperto. Con mani alzate e bene in vista si avvicinò a due loschi figuri che erano di guardia e disse loro di voler entrare a far parte della famiglia mafiosa. I due scagnozzi lo accompagnarono bendato da Mr. Ciccio, il boss, il capo dei capi, che gli chiese: “E tu, picciotto, vorresti entrare nella nostra famigghia?” Mc Raley con portamento e voce fiera rispose: “Si”.
Mr. Ciccio lo osservò con attenzione, gli piaceva quell’uomo spavaldo ed un po’ incosciente ma doveva metterlo prima alla prova.
“Uhmm …. Me piace la tua voce. Me piace il tuo coraggio”. Poi rivolgendosi agli scagnozzi, con tono di comando, disse: “Addestratelo; fategli vedere come si lavora quando si fa parte della grande famiglia mafiosa”.
Mc Raley, con fare deciso, rispose: “Sono ben addestrato non si preoccupi”. Mr Ciccio non lo degnò di risposta, fece un cenno agli scagnozzi che lo portarono via.
Dopo un lungo addestramento Mc Raley fu pronto per dimostrare a Mr. Ciccio cosa sapeva fare. Si batté contro due guardie del corpo di Mr Ciccio e li immobilizzò con facilità. Sbalordì il boss che, battendo lentamente le mani, gli disse: “Bravo, bravo piccilìeddhru, hai battuto due dei miei uomini migliori”. A quelle parole Mc Raley tirò un sospiro di sollievo e pensò: ‘E’ fatta, ora mi considerano dei loro. Mi basterà chiedere a uno degli scagnozzi chi hanno ucciso ultimamente’.
Infatti, appena Don Ciccio se ne andò, invitò, dicendo di voler festeggiare, ad una bevuta due di essi ed appena li vide un po’ euforici chiese ad uno di essi: “Hei! ragazzi, chi avete fatto fuori ultimamente”. I due scagnozzi, tutti muscoli e poco cervello, risposero baldanzosi: “Abbiamo ammazzato un certo Doger, aveva tentato di spifferare il nostro nascondiglio segreto ad un investigatore. Lo abbiamo freddato in pochi minuti quell’infame”.
“Grazie, ci si vede, rientro a casa perché mi sento molto stanco” disse Mc Raley e se ne andò. Tornato nel suo ufficio chiamò il suo collega Marcon e, insieme ad una pattuglia di tiratori scelti, ritornarono al vecchio magazzino.
Appena arrivati fecero irruzione nello scantinato e trovarono un gruppo di mafiosi che stavano organizzando di incendiare un cinema perché “al tizio bisogna dare una lezione visto che le buone maniere non le vuole capire” diceva uno di essi. Li circondarono e dopo un breve ma intenso conflitto a fuoco i mafiosi furono costretti ad arrendersi e furono portati ammanettati nel carcere. Mc Raley aveva così vendicato la morte del suo amico e spedito i mafiosi in carcere per tutta la vita.
Da quel giorno Mc Raley visse tranquillo, ogni giorno andava trovare il suo amico Mike Doger al cimitero e gli portava un mazzo di fiori freschi.
Stefania Di Silvestro