Il Sedile

Giorgio Lo Bue ad un anno dalla sua scomparsa: il suo grande amore per Galatina.

Cronaca/di Ninì De Prezzo

Un anno fa, il 23 dicembre, l’antivigilia di Natale 2020, ci lasciava Giorgio Lo Bue. Una brutta notizia che, pur essendo nell’aria, speravamo arrivasse il più tardi possibile. Invece era arrivata!

Un  incidente stradale, che da subito non sembrava grave (Accaduto tre anni prima, nei pressi del Cinema Teatro Cavallino bianco – quando si dice il destino! – , che lui tanto amava e per il quale aveva lottato con grande pervicacia per la sua riapertura), ha segnato gli ultimi anni della sua vita: nello scontro sbatteva la testa sul tettuccio della macchina, riportando quella che sembrava una lieve ecchimosi, che, con il tempo, ha intaccato lentamente parti importanti dei tessuti del cuoio capelluto. Da allora Giorgio non è stato più lo stesso, assistito con grande amore dalla moglie Francesca e da quanti gli sono stati vicini, si è consumato lentamente sino alla sua morte a soli 73 anni. 

Come ho scritto un anno fa, Giorgio a Galatina era un immigrato. Nato in Sicilia, a San Giovanni Gemini, provincia di Agrigento (il padre carabiniere, la madre casalinga), aveva trascorso i primissimi anni della vita a Stornarella, in provincia di Foggia, nella Piana del Tavoliere delle Puglie, a 10 anni, nell’estate del 1957, a seguito del padre, con tutta la famiglia – tre sorelle e un fratello -, trasferito presso la locale Caserma dei Carabinieri, giungeva a Galatina, divenuto il suo comune di adozione.   

Ho descritto gli anni della sua vita sino agli anni ‘70, quelli segnati dalla frequenza delle scuole elementari e dell’Avviamento Professionale, di chierichetto presso l’Oratorio, poi Parrocchia “Cuore Immacolato di Maria”,  nel Rione Italia, dove ha sempre abitato – Via Soleto e Via Vercelli -, “le tirate sino a sera, prima della messa vespertina, su lli cozzi del campo di calcio”, dei  giochi antichi, dello scambio di calciatori, della lettura e collezione di giornaletti, delle manie per le novità e il rito natalizio di allestimento del Presepe, gli amori di gioventù, il nostro girovagare per l’Italia in autostop nel 1968. Per finire, la partenza, quasi contemporanea, al servizio di leva, lui a Udine, io a Bologna.

Voglio ora ricordarlo per il suo grande amore per Galatina. Amore che lui ha sempre testimoniato attraverso il suo modo di essere, di esprimersi, di operare, di raccontare; nel suo impegno politico e sociale a favore dei concittadini adottivi; il suo incessante scavare, alla ricerca degli usi e dei costumi, delle tradizioni, sempre più spesso, estese all’intero Salento. E nei suoi numerosi scritti sulla stampa locale, nei suoi  interventi da uomo politico, nelle sue opere, questa passione è sempre presente. Ha collaborato con “Il Galatino”, il pluridecennale periodico quindicinale, e al “Filo di Aracne”, il trimestrale del Circolo Athena. Promotore di giornalini studenteschi, di pagine autogestite dai suoi alunni sui quotidiani regionali, puntuali i suoi servizi sulle varie attività artistiche, culturali, religiose, di costume, a cui ha legato buona parte degli ultimi anni.

Questi aspetti della vita cittadina erano gli argomenti preferiti nelle lezioni che teneva ai suoi studenti. Per oltre quarantadue ha svolto la professione di insegnante. Grazie alle sue abilitazioni in Materie Tecniche, in Storia dell’Arte, ha svolto la sua attività prima nella Scuola Media, poi presso il Professionale per l’Industria e l’Artigianato di Viale Don Bosco, per approdare, dopo aver conseguito la Laurea In Materie Letterarie, all’Istituto Tecnico Commerciale “Michele Laporta” nel Campus Studentesco, in Viale Don Tonno Bello, dal 1999 al 1 settembre 2010, data del suo pensionamento. “Come faceva lui lezione, come sollecitava la classe a seguire con attenzione gli argomenti illustrati, non lo faceva nessun professore. Anche quelli che potevano sembrare ostici, come la persecuzione degli ebrei e i campi di stermino nazisti – aveva accompagnato i suoi studentia visitare  Auschwitz  e Birkenau – venivano presentati con grande semplicità e competenza.”, lo ricordano così ancora oggi lei sue studentesse e i suoi studenti. Tantissimi i loro commossi commenti nell’apprendere la sua scomparsa e sotto il necrologio pubblicato su Facebook. La classe non era un guscio vuoto da riempire con nozioni e numeri, ma attraverso il racconto ragionato dei fatti del passato mirava a prepararli alla via futura. Più che un professore era il fratello maggiore, un amico, e tante immagini confidenziali lo stanno ad attestare.      

Anche nell’attività letteraria questo spirito umanistico non è mai venuto meno, avendo per finalità,  come annota il vocabolario della Lingua Italiana Treccani, “la conoscenza dell’uomo, del suo pensiero, della sua attività spirituale e del suo comportamento attraverso i tempi”. Teso a individuare una strada da percorrere per creare un futuro migliore.

La sua esperienze politica, di Consigliere comunale (dall’11.06.2001 al 05.01.2006 e dal 28.07.2007 al 12.08.2009) e di Presidente del Consiglio Comunale (dal 06.05.2006 al 27.07.2007, Sindaco Sandra Antonica), è stata segnata dal suo impegno quotidiano a servizio della città, di operare per un reale cambiamento,  al fine di renderla migliore e più vivibile. Sempre pronto ad ascoltare la gente, sempre disponibile a raccogliere le sue esigenze, nella soluzione dei problemi della comunità.

Tra le tante iniziative, scorrendo le pagine dei quotidiani cartacei e del web o la rassegna stampa pubblicata in occasione delle campagne elettorali, voglio ricordare la battaglia per rendere sicure le strade del Rione Italia, spesso allagate anche dopo una pioggerella, e, soprattutto,  quella più impegnativa di pubblico acquisto della struttura del Cavallino Bianco, la sua ristrutturazione e la sua riapertura. Grazie lui se il Cavallino Bianco, nello scorso mese di novembre, è stato riconsegnato alla Città: una nuova vita, che ci auguriamo, e lui se lo sarebbe augurato, possa continuare senza ulteriori soste.

Anche nella sua esperienza sindacale, prima nella Cisl Scuola quando era in servizio, poi, da pensionato, nella Camera del Lavoro CGIL di Via Caracciolo a Galatina, dal 2011 al 2017, la sua disponibilità non  è venuta mai meno: sempre pronto ad ascoltare la gente, a dare risposte ai tanti problemi posti da pensionati, giovani, donne, lavoratori, personale della scuola, in cui era esperto. Ancora oggi, in tanti lo ricordano con nostalgia, simpatia e riconoscenza.

La sua attività letteraria spaziava in più campi, in particolare nelle nostre tradizioni, alla scoperta di come eravamo, per tramandare il nostro modo di essere e di operare. Tra le tante voglio ricordare.

  1. Lo spettacolo a Galatina (1500 – 1993): Autori, concerti, feste padronali, festività, veglioni, teatro e cinema. (Arti Grafiche Guido, Aradeo 2004). Temi trattati nella sua tesi di Laurea in Materie Letterarie.
  2.  Michele Laporta, filologo galatinese (Tipografia F.lli Amato, Cutrofiano, 2004), un ritratto dettagliato del nostro illustre concittadino a cui è intitolato l’Istituto Tecnico Commerciale.
  3. Rione Italia, Cuore Immacolato di Maria (Edit Santoro, Galatina, 2004). Il Rione Italia e la sua parrocchia, il rione in cui Giorgio ha trascorso tutta la sua vita, sin da quando svolgeva la funzione di chierichetto nel vecchio Oratorio.
  4. Padre Giovanni Campanella, un messaggio per i giovani (Grafiche Panico, Galatina, 2006). Un esempio di spirito giovanile, nonostante l’età, del missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere). Si deve alla sua instancabile attività la realizzazione della Chiesa parrocchiale, e pertinenze, del “Cuore Immacolato di Maria” del Rione Italia, come l’abbiamo ereditata.       
  5. Galatina, Teatri e Cinema (Impaginazione e stampa dell’autore, Edit Santoro Galatina, aprile 2012). Si tratta dell’approfondimento di storia già affrontata, frutto di una ulteriore ricerca, ricca di illustrazioni e di commenti che impreziosiscono l’opera.
  6. Giochi antichi, anni 50, Galatina e Salento (Edit Santoro 2014). Descritto e illustrato con 53 giochi e 230 immagini. Come giocavano noi ragazzi negli anni cinquanta e sessanta, i più praticati: “mazza e mazzarieddhru”, “tuddhri”, “zzaccarresta”, “cavaddhru barone”. 
  7. L’Istituto Tecnico Commerciale “Michele Laporta” 1999 – 2010 (Edit Santoro, Galatina, 2017). L’esperienza diretta degli undici anni di insegnamento. Dedicato agli alunni e a tutto il personale dell’Istituto di Viale Don Tonino Bello. 

Questo l’uomo e lo studioso Giorgio Lo Bue.

Exit mobile version