Sport/di Piero de lorentis
L’avvenuta Riforma dello Sport con i 5 decreti legislativi che hanno interessato diversi ambiti, fa da apripista ai prossimi campionati di pallavolo modificando il mondo del lavoro sportivo e quello organizzativo degli Enti sportivi.
Corrono ai ripari quest’ultimi incalzati dalle forme di collaborazione tra Associazioni, Società sportive ed i propri lavoratori, che impongono obblighi al datore di lavoro di inquadrare a livello fiscale/contributivo il lavoratore.
Insomma seppur in un’ottica di transizione graduale le nuove regole, da un lato, introducono maggiori garanzie, tutele e assistenza ai lavoratori sportivi, dall’altro, il totale riordinamento grava oltre misura le segreterie amministrative delle società nel rispetto di regole e obblighi in materia fiscale e contributiva.
Ma la novità che fa trasalire le Associazioni sportive è rappresentata dall’avvenuta abolizione del famigerato vincolo sportivo: ossia quel legame che impegna l’atleta a prestare la propria attività sportiva per una determinata società, per una durata finora stabilita dalle varie Federazioni Sportive.
Ricordiamo che questa libertà contrattuale che la Riforma dello Sport ha garantito ad ogni atleta, al di là delle proteste(sacrosante?!?) di comitati di genitori, movimenti associazionistici, atleti ecc., è il dettato di norme governative europee a cui tutte le nazioni e le relative Federazioni sportive hanno dovuto ottemperare.
L’iter per l’abolizione definitiva del vincolo passa, però, attraverso due scansioni temporali che allungheranno la posizione di attesa degli sportivi, pallavolisti in primis.
La prima data abrogativa è quella del 1 luglio 2023 ed interessa gli atleti che vengono tesserati per la prima volta o quelli che si sono legati nel corso della stagione sportiva 2022/2023 e che rimarranno legati al club fino al 31 dicembre 2023. Va da sé che per il volley, come altre discipline sportive che prevedono l’inizio della stagione sportiva dal 01 luglio di ogni anno, la soppressione del vincolo in concreto avrà effetto dal 01 luglio 2024.
La seconda data, individuata nel 01 luglio 2024, è invece il termine prorogato per quei tesseramenti che, invece, “costituiscono rinnovi in via continuativa di precedenti tesseramenti”.
In buona sostanza questo slittamento interessa gli atleti già tesserati e vincolati dalla stagione 2021/2022 il cui rinnovo è automatico per un’altra stagione (2023/2024), per poi conquistarsi la libertà di militanza con altra società, appunto dal 01 luglio 2024.
Questa rivoluzione epocale, perché così si caratterizza, consentirà agli atleti di essere liberi nello scegliere la squadra in cui andare a giocare ed eventualmente di sottoscrivere un contratto pluriennale.
Tale forma contrattuale sarà, dunque, l’unico modo per costruire un legame duraturo tra società sportiva ed atleta, in base agli anni concordati, ed il tesseramento si rinnoverà di anno in anno sportivo per la durata stabilita dal contratto di lavoro.
Insomma, se da un lato la riforma spezza questa catena che lega gli sportivi dilettanti alle società, dai più definiti ostaggi delle stesse, garantendo anche parità competitiva perché limita l’acquisizione degli atleti più forti da parte delle società più titolate, dall’altro apre un fronte pieno di incognite per le associazioni presso cui gli sportivi si sono formati.
Si teme una diaspora di atleti verso club più importanti o di maggior richiamo, con relativo depauperamento del valore economico dei cartellini, invalidando così il lavoro didattico programmato per il settore giovanile di riferimento.
Pertanto una parziale soluzione è stata contemplata dal governo inserendo nell’art.31 del D.L. 36/2021 un premio di formazione tecnica alle società per il riconoscimento del lavoro svolto nello sport giovanile.
Il compito è stato demandando alle Federazioni sportive per la stesura nei propri regolamenti della disciplina del premio di formazione tecnica. La misura del premio dovrà essere individuata dalle Federazioni “secondo modalità e parametri che tengano adeguatamente conto dell’età degli atleti, nonchè della durata e del contenuto patrimoniale del rapporto tra questi ultimi e la società o associazione sportiva con la quale concludono il primo contratto di lavoro sportivo”.
Se le Federazioni non approveranno i regolamenti entro il 31 dicembre 2023 vi provvederà direttamente il Dipartimento per lo Sport e con proprio decreto il vincolo “si intenderà abolito per i tesseramenti che costituiscono rinnovi, senza interruzione della continuità temporale, di precedenti tesseramenti”.
Tuttavia, sarà da verificare strada facendo se il premio di formazione tecnica costituirà effettivamente una tutela per le società che formeranno gli atleti nei propri vivai, già penalizzate dai primi effetti.
Conseguenza immediata, già operativa, è il blocco di qualsiasi operazione di mercato di acquisto/cessioni degli atleti. E’ evidente che in previsione della data ultima di svincolo fissata al 1 luglio 2024, nessuna società ha interesse ad investire risorse economiche per l’acquisto di un cartellino che a fine anno perderebbe di qualsiasi valore. A meno che l’atleta non sia disponibile a sottoscrivere un contratto pluriennale.
L’altro aspetto che allarma le società è l’estinzione di una delle principali forme di finanziamento delle prime squadre: quella dei prestiti onerosi ad altri club. E non è roba da poco!
Se poi si guarda alle finalità etiche dell’associazionismo con l’interruzione di quel cordone ombelicale tra atleta e propria società sportiva, allora il rischio concreto è che l’atleta passi dal firmare un vincolo con le società, ad un vincolo ben più pericoloso con i procuratori.
Infatti, se un atleta potenzialmente valido ogni anno s’immetterà sul mercato, non è difficile ipotizzare come gli atleti migliori di un territorio, fin dall’età di 14 anni, verranno tallonati dai procuratori che offriranno loro un ventaglio di golose opportunità.
Le società quindi sono ad un bivio:
o ricevere tutele sull’investimento per alimentare i vivai, oppure disinvestire nell’immediato, come è probabile che sia.
Nulla vieta di pensare che molte società vedano in questa riforma delle opportunità di crescita. Sicuramente sapranno innovare con idee e progetti che fidelizzino i propri atleti, magari attraverso un percorso che punti ad una maggiore qualità di servizi offerti e ad iniziative innovative che permettano di distinguersi dalla concorrenza.
In questo senso è probabile che chi saprà modernizzare, facendo qualità didattica e curando i rapporti umani, non avrà bisogno di chiudere le palestre ed eccellerà come posizione sul territorio. Stare fermi oggi, rifacendosi a modalità tradizionali di fare sport, può essere un errore capitale.