A non quadrare, secondo l’ Organo contabile sarebbero le spese telefoniche, quelle di rappresentanza, trasferte, siti internet da migliaia di euro messi su con cifre del tutto fuori mercato, rifornimenti di carburante, conti di alberghi, bar e ristoranti. E non solo, anche, ad esempio, 4 mila euro spesi in manifesti affissi in tutte le province per pubblicizzare azioni promosse dai gruppi. Quelle, sostiene la Corte, sono propaganda elettorale quindi da addebitare sul conto dei partiti e non dei gruppi. La Corte attende risposte. Non tutti sono d’accordo nel volerle fornire. E la tensione sale su questo punto. Più di un capogruppo, responsabile dinanzi alla Corte ha minacciato anche di mandare all’aria tutto se non si chiarisce la situazione.
Il passaggio dalla Corte dei Conti è deciso nella recente legge del governo Monti. I presidenti dei dei gruppi parlamentari pugliesi saranno a breve a Roma a chiedere se il 2012 dovrà essere soggetto alla nuova normativa, o se varrà a partire dal 2013. In quest’ultimo caso tutti salvi. Nel primo, cioè se dovesse valere anche per l’anno scorso, il rischio è che debbano restituire al gruppo le somme spese incongruamente. Non siamo al caso o ai livelli Lazio ma anche in Puglia sembrerebbe esistano tra i nostri rappresentanti regionali i furbetti che lievitano la nota della spesa.