Consiglieri comunali Marcello P. Amante, Alessandra Antonica, Anna Antonica, Emanuela Mariano, Loredana Tundo
Siamo alle solite. Il sindaco di Galatina dimostra ancora una volta di non avere il senso delle istituzioni e si lascia andare al solito show contro parte della minoranza, in questo caso contro la consigliera Tundo, e lo fa per di più nel corso di uno specifico punto (le comunicazioni) durante il quale non sono previste repliche alle sue parole.
Proprio lui che ci invita a discutere e dibattere nel luogo preposto e istituzionalmente deputato poi utilizza tali trucchetti di bassa lega per attaccare a testa bassa senza consentire diritto di replica alla controparte. Per questo siamo stati costretti, nostro malgrado, ad abbandonare i lavori dell’odierno Consiglio Comunale.
Lo abbiamo fatto perché non riteniamo di recitare il ruolo di spettatori di un sindaco dalla doppia morale che recita bene e razzola malissimo (non avendo rispetto delle persone né dei luoghi della democrazia a cui evidentemente è sempre più allergico).
Ed abbiamo abbandonato un Consiglio Comunale che si teneva in un luogo (la palestra di Collemeto) pensato di proposito per fare da cornice all’ennesima messa in scena da parte di chi manifesta la volontà di lavorare a testa bassa, senza il favore dei social, consegnando le chiavi delle palestre senza inaugurarle… e poi ci porta dentro i lavori del Consiglio Comunale (con aggravi di costi) al solo scopo di celebrare sé stesso e i suoi presunti risultati amministrativi.
E sorvoliamo sul maldestro tentativo di spaccare la minoranza facendo ironicamente i complimenti all’ex sindaco Amante che avrebbe ottenuto ottimi risultati nonostante la presenza nella sua giunta dell’ex assessore Tundo. Tentativi meschini che qualificano chi li pone in essere ma che evidentemente non fanno i conti con la serietà delle persone e dei politici che siedono sui banchi della minoranza che infatti, compattamente e convintamente, scelgono di uscire dall’aula per lasciare a questa maggioranza più uno di suonarsela e cantarsela da soli.
Noi parliamo alla città. Perché è la città che deve sapere e in parte sta già sapendo, con che razza di amministrazione ha a che fare, con che razza di arroganza e di prepotenza dovrà fare i conti. D’altronde non ci sorprende più di tanto. Basta leggere le risposte alle interrogazioni che via via ci fa recapitare (nonché quelle che invia in prefettura) per capire la totale mancanza del senso delle istituzioni da parte di chi dovrebbe incarnarle.