Il Sedile

I Contabilisti

Io mi sentivo protetta dalla loro dimestichezza con i numerini, quasi li invidiavo, poi arriva la Corte dei Conti e… 

Rubriche/Opinioni/di Veronica Romano

Galatina – Corte dei Conti: “ …. i dati trasmessi evidenziano un rilevante scostamento tra previsioni e accertamenti, sintomo evidente della scarsa capacità di programmazione”.
Se lo avessero detto a me che ai numeri ho sempre dato poca confidenza oltre che poca importanza, non m’avrebbero fatto né caldo né freddo.
Né mai qualcuno avrebbe potuto dirmi “incompetente” perché d’esserlo lo so già da me.
E poi non me la sarei neanche presa perché programmare i conti di un ente, di un’azienda o altro, non è il mio mestiere e non avrei né titoli né numeri per farlo.
Ma detto ad una maggioranza che ha titoli, una maggioranza carica di contabilisti di grido un certo effetto lo fa.
Una maggioranza carica di cervelli stanziali e non in fuga, che di sicuro dovrebbero, non ci vuole poi tanto sapere e capire più di me.
Per una volta si saranno sbagliati, non succederà più, può capitare a chiunque anche a loro.
Solo che io mi sentivo protetta dalla loro dimestichezza con i numerini, quasi li invidiavo per la loro naturalezza e disinvoltura nel maneggiare bilanci e previsioni, ed io invece per quattro conti ho bisogno ancora del pallottoliere.
Vi dirò mi son crollate le braccia, mi è crollato il mondo.
Ho passato la mia infanzia a sentirmi raccontare da mia madre, le infinite bellezze della nostra città, l’infinità di cose belle, quello che si organizzava, si progettava. Ripetute tante volte che alla fine non ce la facevo più. Era terribile, ogni occasione buona per raccontarmele.
Ed io, cosa avrò da raccontare.
Mi toccherà raccontare di una città travolta dal clientelismo, quello si nuovo, e di una arroganza patologica.
Torturata da una politica non sempre all’altezza del compito e affogata nel mare della indifferenza, dove l’ importante era la gestione del “potere” non importa come, non importa se bene o no, se per se o anche per altri o per quello per cui si è stati eletti.
Una città che a lungo ha provato a gridare “aiuto” .
Nessuno però ha ascoltato quel grido di dolore che saliva dai quartieri e dalle piazze, dalle periferie e dalle contrade, dalla gente.
O forse non lo si è voluto ascoltare.

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