Sono 491 di cui 251 in provincia di Lecce. Tagliati fuori dallo stato di calamità in quanto aziende non agricole.

Cronaca/di Coldiretti Puglia

I frantoi restano, a distanza di 5 anni da quando la Xylella ha iniziato a dilagare nel Salento, i grandi esclusi da tutto, denuncia Coldiretti Puglia, con 251 strutture di trasformazione, frantoi cooperativi, aziendali e industriali nella sola provincia di Lecce al collasso, alcuni dei quali già parzialmente inattivi.

Sono tagliati fuori dalla dichiarazione di stato di calamità naturale, perché non sono aziende agricole e non rientrano in alcuna ipotesi di intervento, nonostante siano al collasso.

A partire dalla moratoria sui mutui, per garantire la sopravvivenza dei frantoi, sono necessarie misure ad hoc che prevedano integrazioni al reddito per 5 anni per le aziende di trasformazione che dimostrino di restare attive e produttive e interventi economici a supporto della rottamazione degli impianti, per le aziende che vogliono dismettere o riconvertire l’attività, oltre all’opportuno esonero dell’IMU per 5 anni, perché è impensabile gravare su aziende che di fatto non riescono neppure ad affrontare la quotidianità”.

Sono 491 i frantoi operanti nel Salento, di cui 251 in provincia di Lecce, 143 a Brindisi e 97 a Taranto e “qualunque misura si andrà a definire per sostenere le realtà della provincia di Lecce, dove lo scenario è apocalittico – informa Coldiretti – e i frantoi non hanno più olive da molire, potrà essere replicato e messo a patrimonio comune anche delle realtà operanti nelle altre province pugliesi, dove la malattia sta mietendo vittime”.

Non è ancora stato profilata alcuna misura ad hoc per le sole aziende di trasformazione in forma cooperativa, privata che industriale. Aver ipotizzato la sola decontribuzione dei costi del personale è insufficiente, considerato che molte strutture il personale non sono più in condizione neppure di assumerlo.  

A livello regionale servono tempi certi e indifferibili per la pubblicazione del bando di accesso alle risorse messe a disposizione dalla sottomisura 4.2 che darebbero respiro alle aziende di trasformazione, per la conclusione dell’istruttoria delle 426 domande di sostegno finanziabili, presentate dalle aziende agricole più piccole, e della preistruttoria della 4.1C per i miglioramenti fondiari”.