Lo sfregio del volto della donna nella cultura sessista.
Rubriche/di Luigi Mangia
‘Donna distesa’ Egon Shiele
La donna aveva già denunciato l’uomo per violenza ed era in un centro protetto. Non è il primo uomo violento che sfregia con l’acido il volto della donna, perché é un comportamento violento che si ripete ed ha radici culturali profonde.
É il modello più violento del patriarcato nel costume sociale della storia quello che porta l’uomo a declinare il senso di superiorità del maschio sulla donna, al suo essere primo padrone esclusivo del corpo femminile e del godimento della sua bellezza del corpo inteso come carne.
La pulsione del possesso, fondata sulla forza porta l’uomo patriarcale all’incapacità di non essere capace di perdere e quindi a usare la violenza e l’odio come bisogno di distruggere, sfregiando il volto della donna, la bellezza della sua identità unica ed esclusiva raccontata con gli occhi profondi e affascinanti nel suo modo di guardare dove emerge la bellezza del volto e creatività emotiva del parlare con gli occhi senza usare le parole.
La bellezza del volto della donna é all’origine dell’invidia della violenza del maschio, il quale lo porta a sfregiare il volto e fissare così nel volto sfregiato, la bandiera della sua vittoria. L’uomo violento si nutre e vive dell’odio verso la donna, che una volta ferita e per sempre sfregiata non avrà mai più amore ma solo solitudine e miserevole comprensione. Lo stupro e lo sfregio del volto del corpo della donna, sono le forme di violenza che non possono avere perdono, ma solo condanna: sempre, sempre, sempre! Con tutta la nostra forza.
Il 10 dicembre é la giornata Internazionale della proclamazione dei diritti universali proclamati dall’ONU, dedichiamo questa giornata alle donne alle quali sono negati diritti fondamentali, dalla libertà al rispetto del loro corpo e alle bambine dell’Afghanistan alle quali é negata la scuola appena arrivano le mestruazioni quindi l’istruzione, il diritto fondamentale alla formazione affettiva ed intellettiva.