Il Sedile

Il 25 novembre si celebra la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.

Rubriche/di Luigi Mangia


La violenza contro le donne nasce nel patriarcato, nelle parole, negli aggettivi.
Quando c’è un femminicidio pensiamo subito al mostro perché non vogliamo affrontare il vero problema: la violenza contro le donne.

La morte incomprensibile della giovanissima Giulia Cecchettin, dovuta alla mano feroce di un giovane “suo fidanzato”, ragazzo perfetto di famiglia benestante, causa sgomento sociale. Si disegna il volto del mostro e si bussa al portone della scuola, dove riflettere e fare un minuto di silenzio, per capire. Alla scuola si propone il compito dell’educazione dei sentimenti, mentre solo appena venti giorni fa, in Senato è stato bocciato un emendamento sull’educazione sessuale a scuola con urla e insulti da un parlamentare “Rossano Sasso” il quale aveva avuto in passato il ruolo di viceministro proprio nell’istruzione.

Questa è la politica. La classe politica si è poco interessata in passato e poco ha fatto su quale modello di cittadino formare, venendo meno anche all’attuazione della Costituzione e ha delegato il compito alla scuola senza dare i mezzi e le risorse per attuarlo. È vero. La scuola ha una grande forza e ha un sicuro patrimonio di pedagogia sociale per realizzare il percorso del superamento della violenza contro le donne attraverso l’educazione.

“Un bambino, un insegnante, un libro, un quaderno, una penna possono cambiare il mondo solo se non sono lasciati soli e vanno perciò aiutati e assecondati”

Malala Yousafzai. Spetta alla scuola il compito di educare a trovare e a maturare una grammatica rispettosa delle diversità, declinata nelle parole e negli aggettivi in cui, con forza, trova luce la soggettività di tutti e di ciascuno. Bisogna riconoscere la differenza fra uomo e donna in cui la donna è superiore nella capacità di amare e di sentire l’Altro.

Bisogna educare a superare il buio dell’odio, che dal profondo accende nelle viscere del maschio la violenza contro la donna quando sente la fine del rapporto perché lo subisce come sconfitta, come perdita del suo potere sulla donna di cui percepisce il corpo come sua proprietà esclusiva. La scuola inclusiva rende la città più felice e più accogliente: eguaglianza, pluralismo, riconoscimento e valorizzazione delle diversità favoriscono un percorso rispettoso dei bisogni che nel dialogo educativo emergono e si manifestano riconoscendosi.

La violenza contro le donne nasce nella società, scorre nelle parole, l’invenzione del mostro serve per nascondere alla storia l’origine della violenza contro le donne nella storia e nelle religioni.
Viviamo il 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza sulle donne, per capire come poter scrivere la parola “fine” al patriarcato e liberare tutte le donne da qualunque forma di violenza.

La diversità che mi fece stupendo
e colorò di tinte disperate
una vita non mia, mi fa ancora
sordo a comuni istinti, fuori dalla
funzione che rende gli uomini servi
e liberi.
Versi di Pierpaolo Pasolini, Poesie Inedite 1964.

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