Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico
“Sono stato tutta la vita e sono, cito: un ciccia bomba cannoniere, un panzone,
un trippone, una palla di lardo. Una volta un ragazzo mi gridò:
Sensi mi fai senso.
Chiunque mi conosca sa che sul mio peso scherzo, lo esorcizzo, ma mi ci
misuro ogni giorno, non come un’ossessione, ma come la mia dimensione e
sento questo sguardo che mi pesa.
Non tutti però riescono a scherzarci su e quando sei ragazzo o magari sei
ragazza è maledettamente più difficile.
Non tutti ci scherzano, ci si chiude in casa, magari in cucina e rubare cibo,
si seppellisce la derisione, mangiando di più.
Quando sei obeso o obesa, perfetti sconosciuti si sentono in dovere di
fermarti per strada e dirti le cose più crudeli, guardarti con disprezzo, con
orrore. E’ per questo che moltissimi di noi si chiudono in casa.
Bisogna evitare che la vergogna del corpo diventi una condanna, un destino
ineluttabile.
Questo corpo, questo nostro corpo imperfetto è bellissimo, ci accompagnerà
per l’esistenza e lo dobbiamo amare contro tutti quelli che dicono il contrario”.
Uno stralcio della testimonianza di FILIPPO SENSI durante l’esame alla camera del progetto di legge sul bullismo.
Sono parole che da ragazzini, senza curarci, abbiamo pronunciato anche noi
verso qualcuno nell’inconsapevolezza adolescenziale che potevano far male,
che magari dietro quel sorriso appena accennato del ragazzo a cui indirizzavamo quelle “parole” si nascondesse una sofferenza, si nascondesse un buio, un problema.
Sono parole di estrema saggezza che invitano alla riflessione e nello stesso
tempo richiamano ognuno di noi, per le proprie responsabilità e competenze,
ad educare al rispetto della persona, a non valutare mai la “persona” partendo
dall’aspetto fisico o dal colore della pelle.
Educare a far capire che, dietro quel bel faccione roseo, carico di normalità
e di serenità, può nascondersi tanta paura e tanta sofferenza, al pensiero di
sentirsi diverso, di non essere uguale per aspetto fisico a tanti coetanei.
Essere per questo anche insultati, essere per questo presi di mira, derisi.
Nessuno in questo mondo deve sentirsi sfortunato perché non perfetto.
Nessuno in questo mondo deve sentirsi sfortunato perché “brutto”.
Nessuno è brutto, è solo bello negli aspetti meno visibili, negli aspetti più
interiori, in tutto ciò che può non sembrare bello e forse per questo è
ancora più bello.