Rubriche/di Luigi Mangia
Nell’intero Iran le donne si spogliano degli “hijab” dando fuoco ai veli e si tagliano i capelli in segno di protesta contro il regime che reprime le loro libertà.
La protesta è iniziata con la morte della giovane Masha Amini ed è proseguita con la morte della giovane liceale Asra Panahi, uccisa dalle mani della polizia morale per essersi rifiutata di cantare l’inno nazionale e per arrivare all’anziana donna (di 80 anni) Gohar Eshghi, la quale si è spogliata del velo, mostrando la foto del figlio ucciso dal regime. Il Kurdistan iraniano è stato il primo terreno di scontro delle giovani donne.
Le proteste contro il velo hanno superato presto i confini della regione: dalla provincia del Gilan, a quello di Yazd , per arrivare alla capitale Teheran. Così è cresciuto il conflitto fra le donne e la polizia. Le scuole e le università sono diventate luoghi di duri scontri, ma le donne non sono state lasciate sole nella lotta, a loro infatti si sono uniti i giovani e le donne anziane. A questa lotta si sono uniti gli artisti, i poeti, la musica e il teatro.
La lotta contro il velo ha unito più generazioni ed è diventato un movimento internazionale. Il corpo delle donne è al centro della protesta che prende forma per le strade dell’Iran e si arriva poi nei canali social. I falò del velo illuminano le notti dell’Iran ed indicano con forza il diritto delle donne del proprio corpo, il quale non è nella disposizione dei maschi, dello stato, della religione: è della donna. Le donne bruciano il velo e lo sventolano nel vento come se fosse la bandiera della libertà del loro corpo. Il corpo, infatti, è vita e libertà.
La ribellione contro il velo, iniziata con la morte di Masha Amini, si carica di significato politico e coinvolge tutte le donne dell’ Islam e vede la partecipazione di molte generazioni di donne, per questo forse è il tempo di parlare dell’inizio di una rivoluzione contro un assurdo costume medioevale che nega alle donne di essere libere di vivere il proprio corpo. Le rivoluzioni non si affermano con le guerre e le armi, ma con le lotte delle classi sociali che contestano e non riconoscono il potere.
Coi falò del velo delle giovani donne iraniane la festa dell’8 Marzo del ‘900 cambia significato, non è più quella del lavoro ma quella del diritto di avere rispetto del corpo, del ruolo e soprattutto delle donne, a vivere la vita con il viso scoperto e con gli occhi per vedere e godere del paesaggio del mondo.