Mi sarebbe piaciuto restare lì, in quel posto di mare tipicamente estivo, dove in inverno ci abitano solo un paio di famiglie, mi sarebbe piaciuto vivere un’estate tra tanta gente in giro in ogni ora del giorno e della notte, parlare, passeggiare, incontrare amici in qualche parte, in quelle notti calde d’estate in cui ti piace star fuori sino a tardi seduto davanti a un mare illuminato dalla luna.
Mi sarebbe piaciuto fermarmi anche dopo il mese di agosto, quando tutto è più calmo, quando c’è meno gente, quando trovi facilmente posto per parcheggiare o in pizzeria, vedere ogni giorno qualche persona in meno, qualcuno che saluta e va via, qualcuno che torna a casa in città.
E vedere quel posto di villeggiatura sempre meno frequentato, sempre più vuoto.
Mi sarebbe piaciuto restare in autunno quando in giro vedi solo qualcuno nel fine settimana, quando la pace e la tranquillità hanno ormai occupato quell’incantevole posto sul mare.
Mi sarebbe piaciuto restare anche in inverno, incontrare raramente qualcuno, ascoltare il rumore minaccioso del mare, guardare le sue onde schiumose.
Avrei sentito il respiro forte del vento, il rumore della pioggia, avrei guardato quella località vuota, deserta, malinconica.
Bar, ristoranti, negozi e case tutto chiuso.
Avrei visto ancora tracce di quel che era rimasto dell’estate, manifesti scoloriti di eventi, di incontri, concerti, feste e sagre, disseminati ancora per strada.
Sarei rimasto anche l’ inverno, ad ascoltare il silenzio, ascoltare la paura di non trovare nessuno intorno, uscire incappottato e camminare da solo, guardare il mare, la linea dell’orizzonte, guardare il tramonto.
E pensare com’era quell’incantevole posto sul mare, qualche tempo prima, descriverne la differenza.
Qualche porta che sbatte, qualche gatto che passa, poi niente, poi nessuno.
Mi sarebbe piaciuto stare lì, tra solitudine e malinconia, nel suo silenzio, nella sua bellezza, mi sarebbe piaciuto stare lì ad aspettare.
Aspettare di sentire in una giornata di sole, dopo un inverno che sembrava non finire mai, il cigolio di una porta che si apre, di una persiana che sale su.
E qualche giorno dopo una saracinesca di un Bar che apre, qualche macchina che passa, che si ferma.
Riconoscere qualcuno, incontrare qualcuno, salutare qualcuno, vedere che qualcosa sta cambiando lentamente.
E’ quasi estate, ogni sera si accende la luce in qualche casa, puoi prendere un caffè al Bar, comprare un giornale, fare la spesa.
Bisogna essere pronti, preparare, riparare, tra un po’ si farà fatica a distinguere il giorno dalla notte..
Mi sarebbe piaciuto rivedere quella bellissima località sul mare, popolarsi ogni giorno di più, le sue luci accese, turisti e vacanzieri un po’ assetati e un po’ sudati. Ed io ero rimasto lì ad aspettarli.
Rivedere tanta gente e tanta gente diversa, le giornate più lunghe, fare quattro passi in giro, nelle notti senza sonno o con troppo caldo.
Rivedere manifesti di pubblicità ovunque, serate e feste, ascoltare la musica in un continuo susseguirsi e sovrapporsi. E le spiagge piene di ombrelloni e di colori, di bagnanti, di barche e di gommoni.
E poi di nuovo, sul più bello, quella stupenda località sul mare ricomincia a svuotarsi. L’estate sta per finire, già cominciano ad andare via ed io tra di loro.
Stupendo vivere il “tempo di mezzo” di un luogo che si riempie e si svuota, dove sei tra tanta gente e dove ti ritrovi che sei solo.
Vivere quel “tempo di mezzo” tra la malinconia e la nostalgia che ti prende alla fine dell’estate, e che ti lascia mille ricordi chiusi in quel posto.
E che tu lasci lì nella speranza di ritrovarli ancora per vederli più belli o almeno uguali.
In giro non c’è più un’anima, solo fogli di eventi ormai passati che volano di qua e di là spinti da un fastidioso vento di scirocco.
Mi sarebbe piaciuto scoprire quel “tratto di vita” che le località di mare non hanno, quel “tratto di vita” che non interessa a nessuno.
Scoprirne il fascino e la tristezza.
Ho vissuto quel “tempo di mezzo” in quel magnifico posto di mare.
Era silenzioso, era come un po’ spaventato.
Era trascurato, come dimenticato.
Era come se si fosse addormentato.
Era tranquillo, il primo sole lo avrebbe svegliato.