Il Sedile

Inaccettabile gioco al ribasso dei prezzi delle uve da vino. Speculazioni e pratiche sleali.

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Serve serrare le maglie dei controlli contro l’inaccettabile gioco al ribasso dei prezzi delle uve da vino in piena vendemmia in Puglia che ricade sui viticoltori e le cantine serie che rispettano il prodotto ed il territorio e hanno già sopportato in solitudine la crescita esponenziale dei costi con l’aumento di oltre il 50% per le lavorazioni, le materie prime, l’irrigazione con il rischio crack per 20mila aziende agricole.

E’ quanto denuncia Coldiretti Puglia, in relazione alle manovre speculative che stanno determinando prezzi che non coprono neppure i costi di produzione delle uve da vino.

“Stiamo assistendo alle decisioni unilaterali dei grandi player che stanno tentando di imprimere un crollo delle quotazioni delle uve”, denuncia Alfonso Cavallo, presidente di Coldiretti Puglia che rimarca la necessità di attivare controlli stringenti per fermare le speculazioni, oltre ad “attivare lo schedario vitivinicolo, l’eliminazione delle deroghe produttive per i vini comuni sopra le 30 Tn, la valutazione della fattibilità di ipotesi di sospensione della concessione delle autorizzazioni per nuovi impianti”,  aggiunge il presidente Cavallo.

Con la guerra – sottolinea la Coldiretti – si sono moltiplicate speculazioni e pratiche sleali sui prodotti alimentari, che vanno dai tentativi di ridurre la qualità dei prodotti offerti sugli scaffali alle etichette ingannevoli fino al taglio dei compensi riconosciuti agli agricoltori al di sotto dei costi di produzione.

La contrazione dei volumi di vendita – insiste Coldiretti Puglia – sia sul mercato interno che su quelli esteri, la permanenza di prezzi di commercializzazione dei vini sfusi piuttosto bassi, a fronte del considerevole incremento dei costi di produzione, sta riducendo considerevolmente i margini aziendali, con il serio rischio non solo di mettere in difficoltà le imprese ma di avere una negativa forte ripercussione sui produttori.

Una situazione inaccettabile se si considera che per ogni euro speso dai consumatori in prodotti alimentari freschi e trasformati appena 15 centesimi vanno in media agli agricoltori ma se si considerano i soli prodotti trasformati la remunerazione nelle campagne scende addirittura ad appena 6 centesimi, secondo un’analisi Coldiretti su dati Ismea.

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