Rubriche/di Coldiretti Puglia
Al lavoro la task force per raccogliere le denunce degli agricoltori per lo stop alle vendite sotto i costi di produzione e intensificare i controlli contro le pratiche sleali, quando dopo aver denunciato la Lactalis sul prezzo del latte, Coldiretti è pronta a fare lo stesso su tutte le filiere rilanciando la raccolta di segnalazioni da parte dei soci.
E’ quanto afferma Coldiretti Puglia che in occasione dell’Assemblea territoriale a Bari ha chiamato a raccolta i quadri dirigenti della Puglia contro le pratiche sleali, ma anche contro le importazioni selvagge da Paesi extra UE con la Coldiretti che il 26 febbraio manifesterà a Bruxelles per ottenere risposte certe rispetto alle esigenze degli agricoltori italiani in occasione della presentazione della nuova proposta sulla Pac.
La norma contro le pratiche sleali – precisa Coldiretti – prevede soprattutto che i prezzi riconosciuti agli agricoltori ed agli allevatori non siano inferiori ai costi di produzione e che la Coldiretti è stata la prima ed unica a voler applicare aprendo una vertenza con la denuncia della multinazionale francese Lactalis (che ha acquisito i marchi italiani Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani, Cadermartori e Nuova Castelli) per aver modificato unilateralmente il contratto con gli allevatori fornitori di latte, diminuendo i prezzi riconosciuti e introducendo anche un nuovo indice collegato tra l’altro alle quotazioni del latte europeo non concordato e fortemente penalizzante per i produttori italiani, già fortemente penalizzati dal caro costi. Una azione che ha avuto adesso un primo positivo riscontro con l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione delle frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf) che ha evidenziato delle violazioni della norma sulle pratiche sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare relativamente ai contratti sul latte stipulati con gli allevatori italiani dalla multinazionale francese Lactalis i cui rappresentanti saranno presto ascoltati al Ministero.
Molte aziende agricole hanno timore di ritorsioni nel denunciare eventuali illeciti imposti da grandi gruppi industriali e catene distributive e per questo la discesa in campo della rappresentanza degli agricoltori e allevatori quale è la Coldiretti garantisce l’anonimato sulla denuncia della singola impresa e quindi offre un maggiore potere contrattuale.
In Europa, come accaduto per la guerra in Ucraina e per il Covid, serve anche che la Commissione Ue adotti un quadro temporaneo specifico per la crisi del settore agricolo europeo. Un intervento che – ha continuato Coldiretti Puglia – semplifichi la possibilità per gli Stati membri di erogare un aiuto diretto a diminuire i costi delle imprese o indennizzare da danni subiti nelle emergenze e nelle crisi. Allo stesso tempo si propone di poter aumentare i fondi per gli aiuti diretti Pac in modo da compensare l’inflazione non conteggiata oggi. Per attutire l’effetto dell’aumento dei tassi di interesse bancari, combinato con l’inflazione e l’incremento dei costi di produzione, è poi necessaria una moratoria dei debiti delle imprese agricole a livello europeo.
La Coldiretti chiede anche la cancellazione definitiva delle regole europee che impongono di lasciare terreni incolti. È insensato impedire agli agricoltori europei di produrre in tutte le campagne a disposizione, per poi aumentare le importazioni dall’estero da paesi che non rispettano i nostri standard.
Occorre poi dire basta alla concorrenza sleale dei Paesi terzi ed introdurre con decisione il principio di reciprocità per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, sanitario e delle norme sul lavoro previsti nel mercato interno. Questo anche alla luce degli accordi di libero scambio in discussione come il Mercosur che penalizzerebbero agricoltori e cittadini europei. E va allargato il fronte del no al cibo artificiale. Dopo che Coldiretti ha raccolto oltre 2 milioni di firme è arrivata la legge italiana sullo stop agli alimenti a base cellulare che è stata presa ad esempio da altri stati, mentre be 12 Paesi hanno sottoscritto un documento che prevede una “moratoria” su questo tipo di prodotti.