Rubriche/PensieriParole/di Piero D’Errico
Se potessi parlare al “ragazzo che ero io più di 50 anni fa” quando allegramente quel ragazzo con capelli lunghi e camicie a fiori, sfiorava i suoi vent’anni, gli direi di avere più coraggio, gli direi di avere più pazienza.
Lo tranquillizzerei, gli direi che la vita toglie e dà, restituisce sotto altra forma tutte le cose che sembrano tolte.
Che la vita avrebbe restituito con altrettanta gioia, tutte le amarezze sopportate.
Gli direi che la vita corre veloce, di non perdere neanche un secondo.
Gli direi di essere orgoglioso per come è, per i suoi valori, la sua esagerata sensibilità, il suo amore per le cose di una volta.
Gli direi di scegliere sempre col cuore mai al di là del cuore, scegliere percorsi giusti, direzioni giuste.
Che capiterà di sbagliare, nessuna colpa, nessuna paura.
Nessuno è perfetto, siamo un po’ tutti “perfettamente imperfetti”.
Che tutto sarebbe andato sicuramente bene, di tirare un respiro forte davanti ad ogni difficoltà.
Di pensare un po’ più allo studio e un po’ meno al pallone.
Gli direi che quella sua cara amica è niente male, e che io già li vedo insieme a lungo, anche tra tanti anni, più di venti, più di cinquanta, sempre, ma che sarebbe stata la vita a decidere.
Gli direi di ascoltare sempre tanta musica, per scansionare il tempo, tenere legati i ricordi e i momenti, che la musica avrebbe ancorato tutti i tratti di vita, di una vita che regala a tutti momenti belli e
momenti meno belli, momenti comunque che vale la pena di vivere.
Gli direi di lasciare perdere i sogni, di guardare meno il cielo attraversato dal rumore di un aereo che corre veloce e che non fai in tempo a vedere perché è già sparito.
Che sognare è gratis ma inseguire troppo i sogni a volte fa perdere tempo, a volte distoglie lo sguardo da una realtà ben più amara.
Gli direi di avere più fiducia, di non fare tardi, ascoltare di più i consigli, di avere più coraggio, che la vita è unica e vale sempre la pena di viverla con le sue gioie e i suoi dolori.
Gli raccomanderei di continuare a scrivere, comporre racconti o altro, scrivere cose importanti o anche divertenti, raccontare pezzi di vita che vanno in frantumi o pezzi di vita che vanno a ricomporsi in un
magnifico mosaico.
Raccontare pezzi di vita volata in cielo, catturare
istanti e fotografare momenti.
Poi lo saluterei, poi lo sorveglierei per vedere le cose “ascoltate” e le cose “scordate”.
Lo lascerei libero di continuare da solo, attraversare le strade dritte e sicure, le curve strette e in salita della vita.
Gli direi tutto questo, forse aggiungerei altro e per finire lo saluterei, gli direi CIAO, ci vediamo. Ci vediamo tra 50 anni.
Ohimè, mezzo secolo.
Si, ci siamo rivisti pochi giorni fa, era di sabato, non ieri, sabato l’altro.
Cinquant’anni erano già passati.