Spesi 3 milioni per rafforzare spiaggetta e falesia, le consulenze tecniche avrebbero accertato esiti contrari. Sono in corso le indagini.
La Procura rafforza le barriere per rendere definitivamente inaccessibile la baia di Porto Miggiano e ascolta nuove persone informate sui fatti, in particolare i dirigenti degli uffici dei diversi enti che hanno rilasciato le autorizzazioni per i lavori per il consolidamento della falesia.
E’ stato disposto il ripristino dei sigilli che i bagnanti come ogni anno con puntualità avevano distolto dalla scaletta di accesso alla spiaggetta di Torre Miggiano. Una rete metallica da cantiere è stata fissata nello largo antistante la scaletta, sono stati collocati due cancelli e otto grandi blocchi di cemento, per impedire l’accesso perchè il luogo è ancora sotto sequestro.
Nnon sono mancati i momenti di tensione, all’alba di giovedì, mentre gli uomini del corpo forestale dello Stato sono tornati a rendere inaccessibile la spiaggetta. Un giovane del posto è stato anche identificato ma non si è proceduto a sporgere alcuna denuncia.
Accuse di violazione di norme edilizie (lottizzazione abusiva di terreni sottoposti a vincoli), e di distruzione e deturpamento delle bellezze naturali sono state ipotizzate nei confronti del direttore dell’Ufficio tecnico di Santa Cesarea, Salvatore Bleve, del direttore dei lavori, Daniele Serio, e della titolare della ditta che ha avuto in appalto gli interventi di consolidamento, Maria Grazia Doriana.
In questi giorni sono state depositate le consulenze tecniche affidate all’ingegnere Giuseppe Spilotro, esperto in geologia, e ai professori Dino Borri e Giuseppe Tommasicchio, delle Università di Bari e Lecce, sulle modalità con cui sono stati effettuati i lavori di consolidamento del costone. Stando a quanto finora accertato, gli interventi finanziati con 3 milioni di fondi Cipe anziché rendere più sicura la falesia e la spiaggetta sottostante le avrebbero irrimediabilmente danneggiate.