“Felice quel paese che non ha bisogno di eroi”. Da Bertold Brecht a Giovanni Falcone, ripresa dal sindaco Montagna è riecheggiata in piazza Alighieri.
Cronaca/Galatina/ di Rosanna Verter
Una giornata, quella di ieri, che Galatina ha dedicato alla commemorazione della firma dell’armistizio, che poneva fine ad un sanguinoso conflitto mondiale, che ha segnato in modo indelebile la storia del ‘900, e al rinnovato ricordo dei suoi caduti, davanti a quel monumento che è stato eretto in loro memoria. Un lungo ed ordinato corteo ha sfilato per le vie cittadine e dopo la celebrazione eucaristica ha fatto tappa in Corso Re d’Italia dove sulla facciata ovest del Palazzo della Cultura è murata dal 1923 una targa che ricorda i giovani studenti del Liceo caduti nella Grande Guerra. Davanti a questa lapide gli studenti del Liceo Colonna hanno così ricordato i loro compagni più sfortunati:
Era il 430 a.c. quando Pericle commemorava così i suoi caduti nel primo anno della guerra del Peloponneso: “Passerò quindi a tessere l’elogio di costoro […]convinto come sono che in questo momento non è sconveniente parlarne e che per tutta la folla dei cittadini e dei forestieri sarà utile ascoltarlo”. Ascoltare ricordando ciò che portano i conflitti, è un farmaco necessario, soprattutto quest’anno, a cento anni dalla prima guerra mondiale: noi ragazzi dobbiamo conservare il ricordo di coloro che combatterono e morirono. Forse non tutti con ideali eroici: molti erano infatti ragazzi come noi, figli di un’adolescenza ricca di sogni e speranze, spazzate via dalla guerra… che non è fonte dialettica di progresso, infatti distrugge e annienta…
Discorso pacifista anche quello del primo cittadino che ha colto l’occasione per comunicare alla cittadinanza che è stato siglato un protocollo con il CESRAM (Centro Studi e Relazioni Atlantico Mediterranee) e con altri Soggetti dal titolo “Cento anni fa… la Grande Guerra”.
“Un progetto- ha detto il Sindaco- che mettendo insieme Scuola, Università e Territorio consentirà di superare le lacune di conoscenza e porterà con un lavoro triennale a valorizzare lo straordinario patrimonio di testimonianze materiali e immateriali del primo conflitto che spesso giacciono ignorate e che quindi sono a rischio di una definitiva perdita, a conservare la dimensione storico-culturale degli eventi passati, attraverso il recupero di luoghi in cui gli eventi sono accaduti al fine di tramandare la propria storia alle generazioni future, ad organizzare mostre, convegni e manifestazioni a carattere storico-commemorativo“.
“Chiederemo a tutti i nostri concittadini- ha continuato il Sindaco– a partire dai nostri giovani, di costituire laboratori di ricerca attiva, nelle scuole e oltre le scuole, solo così dietro ed intorno ai nomi dei caduti galatinesi incisi su lapidi e monumenti si realizzerà un abbraccio di conoscenza e consapevolezza che la generazione presente e quelle future mai più dimenticheranno! Ecco perché torneremo nei luoghi del conflitto laddove tanti italiani soprattutto giovani, appena diciottenni andarono a combattere e trovarono in tanti la morte! Che non accada mai, mai più! Dalla Prima Guerra Mondiale, scaturì la volontà che sempre le vie diplomatiche devono avere priorità come modalità di ricomposizione dei conflitti”
” A questo proposito- ha proseguito il primo cittadino– sia sempre presente nei nostri pensieri, il richiamo di Papa Paolo VI all’Assemblea delle Nazioni Unite, quando nel 1965 implorò i popoli del mondo di aborrire la guerra, portando un messaggio che anche i suoi successori si sono instancabilmente impegnati a diffondere e che ha segnato con particolare profondità il Pontificato di Giovanni Paolo II“.
Il Sindaco ha poi ribadito che “la difesa della vita, la dignità di ogni singola persona, la disponibilità all’aiuto reciproco e la responsabilità nei confronti della comunità di cui facciamo parte, ancor più in un momento di difficoltà come quello che la nostra società sta attraversando, chiedendo ad ognuno di noi sacrificio e solidarietà, condivisione di un orizzonte comune e disponibilità a lavorare per l’unità e la coesione, sono primati inequivocabili e la giornata dedicata alle Forze Armate deve aprirci ai veri valori della fratellanza e farci soffermare sull’esempio e la testimonianza di chi ha pagato con la vita l’ostinata negazione di questi valori da parte di un mondo troppo spesso ed in troppi luoghi ancora oggi in stato di guerra”.
Ha invitato i giovani ad una riflessione comune “perché si sentano chiamati a contribuire alla risoluzione delle varie problematiche che affliggono la nostra società, con la stessa forza di volontà e la stessa dignità di chi prima di noi ha dovuto affrontare difficoltà ben più drammatiche e che la sopraffazione è la risposta più sbagliata ai problemi ed è la negazione dei valori di solidarietà e di libertà che dovrebbero invece accomunare tutta l’umanità. Non è con la forza delle armi che si costruisce il futuro, bensì è con la forza della ragione che si persegue il progresso civile, economico e culturale”.
Ha rivolto poi un pensiero di riconoscenza alle nostre Forze Armate per l’impegno profuso a costruire processi di pace. “Esse non sono strumento di guerra ma la loro presenza nelle missioni internazionali serve a tutelare e garantire alle popolazioni locali adeguate condizioni di sicurezza ed i presupposti di un progresso civile basato su libertà, democrazia e solidarietà e nelle operazioni di peace keeping hanno oggi una fama fondata sul dialogo, sul rispetto e soprattutto sulla cultura di pace. Bisogna arrendersi alla pace. La pace è responsabilità collettiva. La pace esplode solo e soltanto se tutti noi saremo coesi”.
Ha chiuso il suo dire con una frase di Bertold Brecht che soleva ripetere Giovanni Falcone “Felice quel paese che non ha bisogno di eroi”.
“Se riusciamo a comprendere il significato vero di ciò- ha concluso– vuol dire allora che il sacrificio dei nostri figli non sarà stato vano, ha avuto ed avrà un senso. Così come i giovani del Colonna non dimenticano non lo faremo neanche noi”.
Non dimenticheremo neanche il sacrificio dei nostri marinai il cui monumento a loro dedicato in Piazza Francesco Papadia (giardini di P.le Stazione) vive nel completo abbandono e unitamente a quello dei bersaglieri galatinesi urge di un accurato lifting e di una corona anche in loro ricordo e perpetua memoria. Bisogna farne ammenda per il prossimo anno.