Rubriche/Opinioni/ di Amici della Terra
L’approccio emergenzialista alle politiche contro il cambiamento climatico rischia di mettere in serio pericolo la sicurezza del sistema elettrico.
Fra gli interventi possibili, il nostro paese ha privilegiato finora e sta continuando a favorire- una crescita delle rinnovabili elettriche intermittenti a qualsiasi costo. Oltre che poco efficace, questa scelta si rivela anche molto costosa: il costo degli incentivi già assegnati, per circa 220 miliardi di euro in circa 20 anni, pesa sulle bollette di famiglie e imprese e ad esso si aggiungeranno altri miliardi per conseguire gli obiettivi al 2030 concordati in Europa. È una scelta poco rispettosa di altri parametri ambientali, ugualmente importanti in un’ottica di sviluppo sostenibile come il consumo di suolo e il danno al paesaggio, gli Amici della Terra lo hanno sempre denunciato.
I sostenitori di questo approccio – al governo e all’opposizione – hanno anche ottenuto la chiusura di tutte le centrali a carbone entro il 2025, anche quelle super-efficienti i cui costi non sono ancora ammortizzati, senza considerare che l’Italia, fra i paesi avanzati, già ha un basso utilizzo di carbone (la Germania produce il 40% di elettricità da lignite e carbone, l’Italia il 13%).
Confidando nelle tecnologie di stoccaggio dell’energia elettrica come le batterie, tecnologia promettente ma ancora non completamente matura dal punto di vista tecnologico ed economico, ora gli “emergenzialisti” si oppongono anche pregiudizialmente all’entrata in vigore di meccanismi di capacity market, ovvero al riconoscimento di un compenso agli impianti che devono essere disponibili quando le fonti intermittenti vengono a mancare o non coprono la richiesta della rete (mancanza di vento, ore notturne). Questa politica espone il Paese a rischi di black out del sistema elettrico.
“Il PNIEC, che dovrà essere inviato alla UE entro la fine del 2019, dovrebbe avere come obiettivo prevalente quello di consolidare il ruolo dell’efficienza energetica e delle rinnovabili termiche nel nostro bilancio energetico conseguendo gli obiettivi 2030 senza mettere a rischio la sicurezza del paese – dice Monica Tommasi presidente degli Amici della Terra- È necessario che prima di adottare misure di incentivazione per la promozione delle fonti rinnovabili venga verificato che non esistano misure di incentivazione dell’efficienza energetica che consentano di raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione con un miglior rapporto costi-benefici. L’aumento delle rinnovabili elettriche intermittenti – ci auguriamo conseguibile anche senza incentivi- renderà comunque necessaria l’entrata in vigore del capacity market”.